Ormai è impensabile vivere senza cellulare, non telefonare in ogni momento della giornata o non mandare messaggi. Il progresso in questo ambito è talmente veloce che persino gli sms sono ormai desueti, soppiantati da app a costo zero che permettono vere e proprie chat. Le persone si sono fatte coinvolgere da queste pratiche al punto di ammalarsene seriamente. Lo dimostra uno studio pubblicato di recente sul New York Times, il quale ha identificato negli adolescenti la fascia d’età maggiormente a rischio.
Questi ‘messaggiatori compulsivi‘, o texters, si riconoscono dal loro attaccamento morboso al cellulare: i messaggi sono il loro mezzo di comunicazione preferito, scattano se vengono interrotti nella loro attività telefonica, controllano continuamente il telefono (che, come oggetto, è meno igienico di un bagno pubblico), rinunciano anche al sonno se sono impegnati in una chat. Insomma, il loro identikit è piuttosto disarmante: per queste persone mandare messaggi non si tratta più di un semplice svago bensì di una dipendenza. Non a caso lo studio, condotto dal team della dottoressa Kelly M. Lister-Landman, ha dimostrato che i texters presentano molte caratteristiche comuni ai giocatori d’azzardo.
Tra gli adolescenti che ne soffrono, la maggior parte sono ragazze. Le prima conseguenza accertata dallo studio è stata la diminuzione dei voti a scuola (ma questo avviene esclusivamente nei soggetti di sesso femminile), nonché la riduzione delle ore di sonno. I voti calano per due motivi: avere un pensiero fisso per il telefono diminuisce l’attenzione verso lo studio e verso i compiti, ma aumenta anche l’ansia visto che la maggior parte dei messaggi mandati e ricevuti hanno a che fare con i rapporti personali. Lo stato d’animo che si viene a creare non permette ai ragazzi di gestire serenamente scuola e impegni. Cosa possono fare i genitori? Limitarne l’utilizzo senza farla sembrare un’eccessiva forzatura: si possono promettere ricariche gratuite in cambio di qualche ora di pausa, oppure vietare l’utilizzo del cellulare almeno durante i pasti. Sarà più facile rientrare nelle normali routine.
Foto: Facebook
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