Francesco Tesei, meglio conosciuto dal pubblico come ‘Il Mentalista’, ama giocare con la mente umana e percorrere “il ponte tra illusionismo e psicologia”. Proprio da questo intento nascono gli esperimenti mostrati in tv ed è questo il punto da cui cominciamo a parlare con lui.
I casi mostrati sono sempre molto pratici, a cosa si ispira?
Cerco di calare il mentalismo in una cornice di vita quotidiana. A volte può essere un contesto particolare, magari l’incontro con qualche esempio di eccellenza del proprio settore, altre volte mi ispiro a dinamiche umane universali: ad esempio, chiunque vorrebbe capire immediatamente quando ci viene detta una bugia, o poter ‘leggere nel pensiero’ del proprio partner, perciò io gioco a rendere questi desideri il più pratici e realistici possibili, anche se il risultato finisce paradossalmente per apparire ‘magico’.
C’è anche una componente, per così dire, di ‘inganno’?
Certo: nel mentalismo c’è anche una componente di illusionismo, quindi di inganno, ma credo sia giusto così, perché riflette le illusioni che la nostra stessa mente è in grado di costruire quando interpreta la realtà, cosa che proprio gli psicologi sanno molto bene. Forse la differenza è che se la psicoterapia lavora per riconoscere queste illusioni e per provare a cancellarle (cioè ‘curarle’), io mi ci tuffo, e mi piace immergere anche il pubblico in queste ‘acque profonde’.
Della mente umana, cosa la attrae di più?
Prima di tutto che è proprio un bel mistero! Sappiamo alcune cose sul nostro cervello, ma quando cominciamo a scavare per cercare di comprendere cosa sia la coscienza si finisce spesso per perdersi in un labirinto. La coscienza è qualcosa di astratto, ma allo stesso tempo è molto concreta: è quella vocina che ci parla costantemente, che ci dice cosa fare, cosa scegliere, se arrabbiarci o commuoverci o innamorarci. Siamo noi stessi, eppure non c’è strumento o microscopio che la possa “fotografare”. Ma la nostra mente non è solo coscienza: c’è anche il lato inconscio, e quindi è come un mistero dentro a un altro mistero. La mente è il nostro limite e la nostra risorsa infinita. Appassiona lo studioso e ispira l’artista.
Alcuni esperimenti sono stati pericolosi: è sicuro al 100 per cento di riuscire?
Non ho certezze. Però credo di avere consapevolezza di dove posso spingermi. Ma non è quello il punto, preferisco di gran lunga quegli esperimenti in cui c’è una profonda interazione con altre persone. E preferisco anche la dimensione del teatro a quella della televisione: credo che il mentalismo sia molto più efficace quando viene visto e vissuto di persona, dal vivo.
Secondo lei conoscere meglio la mente può aiutare nella vita di tutti i giorni?
Hai presente i solchi dei vecchi dischi di vinile? Sono piccole ‘strade’ in cui la puntina del giradischi è obbligata a scorrere… Metaforicamente, ognuno di noi ha i propri solchi di pensiero: sono gli schemi comportamentali in cui ricadiamo per semplificare le questioni che ci troviamo ad affrontare. Questo modo di reagire genera spesso problemi. Ad esempio, sentiamo dire: “Mi spiace, non posso farci niente: io sono fatto così”. Questa frase suona come una presa di posizione forte, ma in effetti rivela una resa al cambiamento. […] Meglio dare spazio a quella voce interiore che ci dice: “Un momento: io non sono soltanto quello”, cambiare prospettiva e cercare risposte più efficaci.
Infine, il prossimo progetto The Game (in tour dal 9 ottobre 2015): ha scritto che ciò che le interessa è “il controllo”. Sarà una sorta di Mentalista – fase 2? Ci sveli qualcosa su questo controllo…
Una delle domande più frequenti che mi viene fatta è: “Scusa ma, visto che sei un mentalista, potresti darmi i numeri della lotteria?” Be’, io ho preso questa domanda scherzosa alla lettera: la sfida è controllare ciò che è imponderabile per definizione, la fortuna. È buffo: io sono cresciuto pensando che la fortuna non esista, ma oggi – quando mi guardo indietro – mi ritrovo spesso a dire che in fondo ne ho senz’altro avuta tanta!
Giocherà quindi con la fortuna?
Anche leggendo le biografie di grandi personaggi, come Joseph Pulitzer o Steve Jobs, mi sono accorto che spesso la tiravano in ballo molto candidamente. Allora ho cominciato a chiedermi seriamente cosa sia la fortuna. Esiste davvero? E se esiste, possiamo controllarla? The Game gioca proprio con questa ‘forza invisibile’: l’obiettivo, però, non è di capire come funzioni la fortuna, ma di capire come funzioniamo noi, in quanto esseri umani. Perché forse c’è un legame segreto fra la Dea Bendata e i nostri atteggiamenti mentali e scoprire questo legame potrebbe regalarci gli ‘incantesimi della mente’ per controllare anche ciò che nella vita appare incontrollabile…
Foto: cartella stampa ilmentalista.com
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