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Categories: Diete

Nuova dieta mediterranea: la piramide per dire addio ai chili di troppo

Si sa, i tempi cambiano e nulla può davvero considerarsi al riparo dalla modernità. Nemmeno la dieta mediterranea, uno dei pilastri dell’alimentazione made in Italy. Questo modello preferiva cibi naturali, frutta e verdura freschi, cereali, poca carne (in prevalenza bianca), pesce azzurro, olio extra vergine d’oliva come condimento, un bicchiere di vino e una buona dose di attività sportiva. L’Inran, l’Istituto Nazionale per la Ricerca degli Alimenti e della Nutrizione, ha deciso di mischiare le carte in tavola.

Come si può vedere nell’immagine in basso, alla base della piramide ci sono i pasti principali. In essi vanno incluse 1-2 porzioni di frutta, almeno due di verdura e 1-2 di pane, pasta, riso o cous cous. Nella parte centrale ci sono i consumi giornalieri, ovvero gli alimenti da ingerire quotidianamente pur non essendo necessaria la loro presenza in ogni pasto. È qui che si trovano latte, olio, spezie, frutta a guscio e semi. Salendo fino in cima trovano posto i consumi settimanali: 1-2 porzioni di pollame, da 2 a 4 uova (la dieta delle uova spiega i benefici di questo alimento), legumi almeno 2 volte, massimo 2 per dolci e carne, salumi solo come eccezione saltuaria. Il consumo di acqua è alla base della piramide, mentre si raccomanda di bere vino con moderazione e di dedicarsi allo sport 5 volte a settimana per almeno 30 minuti (fosse anche solo salendo le scale o facendo due passi a piedi).

La novità maggiore della nuova dieta mediterranea è nel rapporto paritario tra carne e legumi. Anche la struttura della piramide, in cui i cibi sono divisi a seconda della frequenza di consumo, segna un cambiamento la cui motivazione è rappresentata dal binomio modernità-benessere. Infine, va segnalata l’introduzione di 3 valori che vanno ad aggiungersi all’attività fisica: la stagionalità dei prodotti da scegliere, la loro territorialità (i prodotti locali vanno preferiti in quanto proteggono le biodiversità e le tradizioni regionali) e la convivialità come lotta ai disordini alimentari. D’altronde cosa c’è di meglio di un buon pasto consumato insieme agli altri? Riscoprirne l’importanza aiuterà a stare bene a tavola e non solo lì.

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