Era il 1998 quando il mondo sorrideva con malizia alla commercializzazione della ‘pillola blu’, ovvero quell’‘aiutino’ per gli uomini che manifestavano delle difficoltà in ambito sessuale. Il viagra è poi entrato a far parte della normalità e loro, pur non manifestandolo mai apertamente, hanno cominciato ad utilizzarlo per superare patologie più o meno gravi. Ora sarà il turno delle donne: la Fda (Food and Drug Administration) ha infatti approvato la commercializzazione di un analogo farmaco diretto però all’altro sesso, per aumentare la libido soprattutto in fasi delicate come quella che precede la menopausa. Dopo i rifiuti del 2010 e del 2013, il via libera della Fda è ufficiale.
Il viagra femminile arriverà il 17 settembre 2015, ma non sarà così semplice averlo. Servirà infatti la ricetta medica e per i primi 18 mesi non verrà pubblicizzato direttamente ai consumatori. Non si vogliono infatti replicare i disagi procurati dal viagra maschile durante la sua primissima fase, quando il clamore suscitato era ai massimi livelli. La Sprout Pharmaceuticals, un’azienda farmaceutica statunitense della Carolina del Nord, si occuperà della produzione. La pillola rosa avrà persino un nome: Addyi. La patologia che comporterà la sua assunzione è un calo del desidero cronico diagnosticato. Il farmaco (si tratta di filibanserina) andrà assunto la sera, prima di andare a dormire, e agirà direttamente sul cervello, nei neurotrasmettitori legati all’eccitazione. I livelli di dopamina e serotonina dovrebbero subire degli incrementi, riaccendendo così il desiderio.
Chiaramente non bisogna prendere sotto gamba la questione né pensare che prendere il viagra sarà poco più di un gioco: abbiamo già parlato delle possibili controindicazioni, tra cui spicca il calo della pressione e quindi la possibilità di perdere conoscenza. Se il Ceo della Sprout Pharmaceuticals Cindy Whitehead si è detta orgogliosa di questo “momento memorabile”, non mancano certo i detrattori del medicinale. Sono in molti a pensare che il viagra femminile gioverà solamente alle aziende farmaceutiche, trasformando un semplice calo del desiderio in una vera patologia. Saranno le donne a darsi una risposta, basterà attendere qualche mese.
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