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Medicina alternativa: in Toscana il primo ospedale sperimentale è a rischio chiusura

Come ogni nuova teoria o disciplina scientifica, ci vuole molto tempo prima che essa venga accettata e presa sul serio. Basti pensare ai fiori di Bach, osteggiati da molti ma dotati di indubbie proprietà. È il caso della medicina alternativa, quella che comprende cioè la pratica dell’agopuntura, della fitoterapia, dell’omeopatia e della medicina tradizionale cinese. In un caso, tuttavia, l’ascia di guerra sembra essere stata deposta. In Italia esiste infatti un ospedale in cui la medicina integrata è diventata una realtà tangibile: si tratta dell’ospedale Petruccioli di Pitigliano, in provincia di Grosseto, inaugurato ormai nel febbraio 2011.

Quello di Pitigliano è stato in assoluto il primo ospedale italiano in cui medicina alternativa e medicina tradizionale hanno potuto convivere in modo complementare. I primi a trarne beneficio sono stati chiaramente i pazienti, che dalla sua apertura hanno potuto contare su un tipo di assistenza all’avanguardia per affrontare patologie di tipo osteoarticolare, reumatologico, oncologico, allergico, dermatologico e gastroenterologico. L’approccio interdisciplinare è garantito dalla natura pubblica della struttura e dal suo regine di ricovero. L’importo del ticket è, per legge regionale, pari a quello degli ospedali tradizionali. Nel primo periodo di attività si parlava di oltre 6000 prestazioni annue erogate, anche se col tempo la struttura è stata ridimensionata. L’equipe di medici è mista; ogni giorno si discute dei pazienti ricoverati per proporre un approccio terapeutico integrato. È poi il paziente ad avere l’ultima parola, scegliendo di avvalersi o meno della medicina alternativa: il 98 per cento dei pazienti di solito accetta quella integrata.

All’estero esistono molte strutture simili, specialmente universitarie. L’ospedale di Pitigliano ambisce ad offrire lo stesso tipo di servizio, eppure pragmaticità e scetticismo hanno la meglio in tutti coloro che vorrebbero chiuderlo al più presto. I costi di gestione sono molto alti, soprattutto se paragonati ai pochi posti letto disponibili. In più, un recentissimo studio pubblicato in Australia dal National Health and Medical Research Council ha ribaltato la situazione affermando che non esistono prove certe della reale efficacia dell’omeopatia nella cura di qualsiasi tipo di malattia o patologia. Che sia quindi solo una struttura placebo? L’ascia di guerra, a quanto pare, è più affilata che mai.

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