La Coca-Cola è probabilmente la bevanda analcolica più famosa al mondo. Milioni di persone la bevono ogni giorno, pur consapevoli del fatto che sia calorica e che non faccia poi così bene allo stomaco. Da qualche tempo è spuntata sul web un’infografica che descrive l’effetto di una lattina di coca-cola sul nostro corpo, misurandone i risultati via via che passano i minuti.
Da 10 a 60 minuti dopo l’assunzione della bevanda, si parla dell’assunzione di acidi e del sangue che viene inondato dagli zuccheri, il che porterebbe al vomito se non ci fosse l’acido fosforico ad attenuarne l’effetto; si descrivono le pupille che si dilatano per l’assimilazione della caffeina e della produzione di dopamina dopo 45 minuti, che crea una dipendenza paragonata a quella data dall’eroina. Dopo 60 minuti, l’infografica spiega che vengono liberati degli acidi fosforici in grado di inibire in qualche modo il calcio, il magnesio e lo zinco prodotti dal corpo, influendo negativamente sul metabolismo, il quale trasforma tutti gli zuccheri in grasso. Infine, si presenta l’esigenza di andare in bagno: non sarà però un bene, perché così saranno evacuati proprio il calcio, il magnesio e lo zinco, insieme al sodio, agli elettroliti del sangue e all’acqua. Insomma, una vera rivoluzione che col tempo di certo non mancherà di lasciare segni sul corpo.
Prima di tutto, test hanno dimostrato che gli zuccheri contenuti nella Coca-Cola non indurrebbero il vomito nemmeno senza l’acido fosforico. La seconda inesattezza riguarda la produzione di grassi. È vero che il fegato è spinto a metabolizzare in maniera differente, ma ciò non avviene a causa dell’insulina. Infine, la dipendenza: Taffe ha definito la descrizione dell’infografica “sensazionalistica”, volta a “far suonare le cose più drammatiche di quanto non siano”. La caffeina da sola non aumenta la produzione di dopamina, si limita solo a liberare quella già presente nel corpo. Niraj Naik, sentendosi sotto accusa, si è difeso ammettendo di non essere un esperto e di essersi basato su informazioni prodotte da altri semplicemente con lo scopo di sensibilizzare. La lezione che si può imparare, di certo, è che non si deve affatto credere a tutto ciò che si legge.
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