Abituata a canoni di bellezza dettati da riviste, televisione e cinema, ormai la maggior parte delle persone ha perso di vista la naturale armonia di un corpo femminile. Modelle filiformi senza il minimo accenno di inestetismi e attrici con una pelle sempre perfetta, truccate ore e ore da professionisti del make up per renderle più simili a dee, rappresentano false divinità e accorgersene non è facile, soprattutto per le ragazze più giovani che le prendono come modello, finendo per rischiare la propria salute. Le modelle curvy hanno ristabilito un po’ di equilibrio, almeno per quanto riguarda il peso forma, ma anche in quel caso di reale c’è ben poco. Ecco perché il progetto fotografico di Carey Fruth American Beauty appare come una piccola rivoluzione e sta facendo il giro del mondo.
Prendendo in prestito il titolo del film diretto da Sam Mendes nel 1999 vincitore di cinque premi Oscar, l’artista ha realizzato un servizio fotografico che ha come protagoniste quattordici donne statunitensi di ogni età, colore di pelle, etnia e taglia (che si sono offerte volontarie), immortalate distese su un letto di petali di lillà e coperte solo dai fiori. Esattamente come appariva la giovane interprete della pellicola, Mena Suvari, nella fantasia del tormentato personaggio al quale prestava il volto Kevin Spacey (anche se in quel caso erano rose). Il servizio ha lo scopo di far emergere la sensualità e il fascino che ognuna di queste donne possiede, senza alcun fotoritocco o altri imbrogli: perché la vera bellezza risiede nell’essere naturali.
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