A volte pare davvero impossibile resistere alle fritture, soprattutto d’estate quando assaporare gamberi e calamari in riva al mare è un must e senza dubbio una gioia per il palato. Lo è decisamente meno, però, per il cuore e i vasi sanguigni come ha ribadito una recente ricerca condotta dall’università di Harvard sottolineando che “l’abitudine a mangiare il fritto aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, come lo scompenso cardiaco“. Un rischio che non vale la candela, ma ci sono delle “scappatoie” per gustarsi queste unte prelibatezze senza sentirsi in colpa o provocare scompensi fisici di una certa gravità? Le parole dell’autore dell’indagine, l’epidemiologo Luc Djousse, non lasciano scampo ai golosi.
“Il grasso di cottura aumenta le calorie ingerite e quindi il peso in eccesso, che a sua volta fa salire pressione e colesterolo, favorendo fatalmente le malattie cardiovascolari. La tendenza a esagerare con i fritti potrebbe è indice di una dieta in generale poco sana ed è opportuno limitarne il consumo, lasciando che siano una piacevole eccezione non più di una volta a settimana, meglio ancora una o due al mese“. Fermo restando che si tratta di pietanze non salutari e non adatte a essere mangiate spesso, in soccorso degli amanti di patatine e olive all’ascolana arriva una ricerca dell’Università Autonoma di Madrid che non conferma infatti il legame fra fritto e malattie di cuore, sottolineando che molto dipende da come e con che cosa si frigge.
L’olio scelto per cucinare è il vero ago della bilancia e può cambiare le carte (o meglio i piatti) in tavola, almeno parzialmente. “Friggere con olio extravergine d’oliva, non riutilizzando lo stesso delle cotture precedenti e impiegandone poco, rende il prodotto finale relativamente più salutare“. In natura i semi sono ottimi alimenti ricchi di sostanze salutari, ma quando vengono trasformati in oli sono trattati con mezzi meccanici e chimici (solventi), raffinati, decolorati e deodorati. L’olio extravergine di oliva, invece, non è raffinato ed è ricco di acido oleico (omega 9), di grassi monoinsaturi e polifenoli, elementi senza dubbio più salutari e adatti ai regimi alimentari più controllati (e fa bene anche alle ossa).
Allora perché si usa l’olio di semi? Prima di tutto per il basso costo, poi perché permette di essere meno attenti mentre si cucina visto che è più difficile arrivare alla bruciatura (che genera sostanze chimiche dannose per il fegato), mentre per quello extravergine bisogna tenere sotto controllo la temperatura. Pur di gustarsi una frittura in più a settimana, però, ne potrebbe valer la pena, no?
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