Fecondazione eterologa, primo fiocco azzurro in un ospedale pubblico fiorentino

Al reparto maternità dell’ospedale pubblico fiorentino di Careggi, è nato un bimbo con la fecondazione eterologa, il primo nel nostro Paese concepito con questa tecnica a venire alla luce in un centro non privato: il pargolo pesa due chili, prende latte materno e sia lui che la mamma godono di buona salute. Si tratta del figlio di una delle prime coppie che l’ottobre dello scorso anno hanno deciso di ricorrere a questa forma di procreazione medicalmente assistita, utilizzata quando uno dei due genitori è sterile. Per realizzarla occorre usare un gamete, un ovulo o uno spermatozoo, di una terza persona, cioè un donatore, che ora può non essere anonimo.

Fino al 2004 nel nostro Paese era possibile accedere alla fecondazione eterologa, purché la donazione di ovuli o spermatozoi non avvenisse in cambio di denaro e fosse anonima. Con la legge 40, si è deciso di vietare il ricorso a questa tecnica considerata il preludio alla selezione artificiale dei gameti per ottener bambini “su misura”. Lo scorso aprile, la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale il divieto, aprendo di fatto le porte all’utilizzo di questo procedimento medico anche in Italia. La Toscana è stata la prima Regione a prevedere questa pratica nelle strutture pubbliche grazie a una delibera ufficiale.

Attualmente sono almeno una decina le gravidanze in corso monitorate dal Centro di procreazione medicalmente assistita di Careggi, mentre i primi in assoluto nel Bel Paese sono stati due gemelli, un bambino ed una bambina, nati nel marzo scorso a Roma nella clinica privata Alma Res Fertility. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha affermato: “Siamo felici di aver contribuito alla nascita di una nuova vita. La sanità toscana ne è orgogliosa. Per la qualità dei servizi e per l’impegno in difesa e per la promozione dei diritti della persona“. E aggiunge: “È un diritto della persona accedere alla fecondazione eterologa. In Italia lo abbiamo dimostrato noi prima di tutti gli altri. Adesso dimostreremo che è un diritto delle persone accedere farmaci per eradicare l’epatite C“.

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