Arriva dall’Aula della Camera dei deputati il primo “sì” alle norme per la cura dei soggetti autistici e per il sostegno alle rispettive famiglie. Il testo, approvato a Montecitorio con 296 sì, 6 no e 90 astenuti (M5S e Sel), torna ora al Senato (che aveva fatto passare la prima stesura) per il via libera definitivo. Per aiutare le persone colpite e le loro famiglie, il nuovo testo si basa su tre punti. Innanzitutto, prevede l’aggiornamento triennale delle Linee di indirizzo per prevenzione e cura, estendendole non solo alla vita del bambino autistico ma anche all’adolescente e adulto. Inoltre prevede l’inserimento dell’autismo nei Livelli Essenziali di Assistenza per garantire uniformità di trattamento nelle varie regioni. Infine impegna il ministero della Salute a promuovere ricerca di tipo biologico e genetico, ma anche di tipo riabilitativo e sociale.
Patologia ignota ma sempre più diffusa, l’autismo, secondo il Centers for Disease Control and Prevention (organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America), colpisce un bambino americano su 88 e in Italia le stime sono poco più basse. Quello che preoccupa è il tasso di incremento, cresciuto di oltre dieci volte nel’ultimo mezzo secolo, ecco perché viene considerata una quasi-epidemia, dovuta, spesso, secondo recenti studi, a fattori genetici e ambientali. L’unico cruccio è riferito alla parte economica visto che non ci sarà alcun fondo aggiunto. “Una scelta dettata dalla attuale situazione economica, pensata anche per evitare che la legge venisse bloccata in Commissione Bilancio” spiega Paola Binetti, relatrice della proposta di legge.
La prima legge sull’autismo viene celebrata da alcuni esponenti politici: “Finalmente le luci sull’autismo vengono accese dentro il palazzo di Montecitorio. Lo facciamo oggi con un provvedimento che prima non c’era, una legge-cornice innovativa e attesa da anni“, dichiara Pierpaolo Vargiu (Sc), presidente della Commissione Sanità di Montecitorio. “Questo testo vuole dare una spinta al cambiamento culturale per cui si guarda alla persona e non solo al disturbo, alla qualità della vita e non solo alla malattia“, sottolinea Maria Amato del Partito Democratico. Ma non tutti gioiscono appieno: “Dal momento che di fondi non se ne parla“, commentano i portavoce del M5S, “pare più una semplice dichiarazione di intenti, sono state bocciate tutte le misure che avrebbero potuto essere davvero utili: integrazione scolastica, formazione degli insegnanti, attività extramurali“. Più ottimista Marco Rondini della Lega: “spetta ora al governo trovare i fondi per tradurre in pratica le buone intenzioni“.
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