Il tiramisù è un autentico pilastro nel mondo dei dolci italiani per quanto la sua invenzione sia relativamente recente, ossia risale agli anni Sessanta. Il dessert ha come ingredienti base i savoiardi, o altri biscotti di consistenza friabile, inzuppati nel caffè, mascarpone, uova e zucchero. Classico, ma anche alla nutella o alla fragola per tutti coloro ai quali non piace il caffè, ha conquistato in breve tempo le cucine e i ristoranti di tutto il mondo, anche perché è facilmente realizzabile. Allora perché cambiare le carte in tavola, anzi gli ingredienti, rischiando di rovinare la bontà di questa delizia?
Innanzitutto per quanto sia indiscutibile la sua squisitezza, è altrettanto innegabile che non si tratta certo di un cibo leggero e facilmente digeribile. Ed essendo il mascarpone il principale indiziato, qualcuno ha pensato di poterlo sostituire con un altro prodotto. Fallito il tentativo con lo yogurt, troppo acido, ora si punta al kefir, bevanda a base di latte, rinfrescante e salutare (leggi i benefici su Velvet Body). Le persone intolleranti al lattosio gioiranno, dato che questo fluido cremoso, omogeneo e dalla gradevole consistenza, è l’ideale per superare il loro problema, così come chi litiga con la linea ché può finalmente mangiare la fatidica seconda fetta, o meglio cucchiaiata in questo caso, visto che le calorie del dolce diminuiscono in modo significativo.
Tradire la ricetta classica, però, comporta anche alcuni contro. Principalmente il sapore del tiramisù, che con il kefir acquisisce un tocco di acidità che potrebbe solo essere compensata da una dose extra di zucchero (ma poi i benefici elencati sopra sarebbero quasi annullati). In secondo luogo, la preparazione del dessert si complica e si allungano i tempi (e non di poco), perché prima di utilizzare il nuovo ingrediente è necessario rendere il kefir più simile a un formaggio per evitare sia troppo liquido, ma per colarne il siero ci si impiega minimo sei ore. Ne vale davvero la pena secondo voi?
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