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Farmaci antinfiammatori: fertilità delle donne a rischio?

Basta un leggero mal di testa o un risentimento alla schiena e subito la maggioranza delle persone ricorre a farmaci antinfiammatori. Alleviare questi dolori, però, potrebbe mettere a rischio la fertilità di una donna. Ad affermarlo è una recente ricerca dell’Università di Baghdad, i cui risultati sono stati presentati in occasione del congresso annuale della European League Against Rheumatism, tenutosi a Roma. Secondo questo studio i farmaci non steroidei chiamati “Fans” provocherebbero un calo significativo dei livelli di progesterone e altri ormoni che intervengono in modo significativo nelle varie fasi della riproduzione, dall’ovulazione all’impianto dell’unità fecondata nella mucosa uterina.

I test effettuati dai ricercatori hanno preso in esame una quarantina di ragazze (dai 25 ai 35 anni) affette da mal di schiena, monitorando per giorni gli effetti provocati da tre diversi farmaci che agiscono sulle infiammazioni. Dai risultati è emerso che una percentuale minima delle pazienti (appena il 15%), riusciva a portare a termine l’ovulazione in maniera corretta. “Dopo soli sei giorni di trattamento con Fans abbiamo osservato un calo significativo dei livelli di progesterone, un ormone essenziale per l’ovulazione“, hanno spiegato i ricercatori. Si tratta di un effetto così significativo da aver indotto gli autori dello studio a ipotizzare addirittura un utilizzo di questi antinfiammatori come contraccettivi. Nei casi di infertilità dovuta a cause sconosciute, sarebbe meglio verificare subito se la paziente sia stata sottoposta a lunghe terapie a base di antinfiammatori.

L’Italia è tra i primi Paesi al mondo per impiego (spesso inappropriato e troppo frequente) di antinfiammatori non steroidei. Secondo quanto riportato dal ministero della Salute, sono infatti oltre 500 i milioni spesi per i FANS (consumo medio procapite di 8,55 euro). Benché questo tipo di medicinale sia da impiegare ai più bassi dosaggi possibili e per breve tempo, i dati dimostrano che molti pazienti li assumono per oltre 90 giorni, magari associando a essi gastroprotettori per evitare i comuni effetti collaterali. Dopo questa nuova ricerca le donne italiane ci penseranno due volte prima di assumere con leggerezza antinfiammotori.

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