I farmaci per curare il cancro sono più efficaci rispetto al passato ma anche molto più costosi: nell’arco di dieci anni il prezzo è raddoppiato, passando da 4.500 dollari a oltre 10mila al mese. Nel 2014 è stata raggiunta la cifra record di cento miliardi di dollari. Non solo. Presto sarà sul mercato una nuova generazione di molecole (per la cosiddetta immunoterapia) che certamente avrà un peso rilevante in termini economici e di cui si sta parlando in questi giorni a Chicago durante il congresso annuale dell’Asco, l’associazione americana di oncologia medica che chiama a raccolta oltre 25mila specialisti. Le molecole in questione rappresenteranno un cambio di strategia: anziché aggredire direttamente le cellule del tumore, aiuteranno il sistema immunitario a difendersi. I relativi farmaci sono poco tossici e potrebbero finalmente condurre alla guarigione vera. Poco tossici, validissimi ma assai cari, dunque. E se l’industria farmaceutica si sfrega le mani da un lato, i sistemi sanitari nazionali annaspano e cercano vie d’uscita. Anche perché ai costi delle terapie si aggiungono quelli relativi alla diagnosi precoce, alle terapie combinate e all’invecchiamento della popolazione. Ma come reagisce l’Italia dinanzi a tale situazione?
L’Aiom, Associazione italiana degli oncologi medici, sottolinea che finora il nostro Paese è riuscito a reggere l’impatto della crescita esponenziale dei costi grazie ai sistemi di rimborso concordati con l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco): il prezzo dei trattamenti antitumorali, in effetti, risulta fra i più bassi d’Europa nonostante in dieci anni sia duplicato. I nuovi immunoterapici, tuttavia, rischiano di creare un vero e proprio corto circuito. Ecco perché l’Aiom propone la creazione di un Fondo nazionale. “La copertura economica per i farmaci anti-cancro – ha dichiarato il presidente Carmine Pinto a Chicago – si sta restringendo in maniera consistente. La nostra proposta è quella di istituire un Fondo nazionale per l’oncologia secondo criteri che tengano conto del reale valore delle cure e dei loro costi e in cui possano confluire risorse che derivano dai risparmi dovuti alla scadenza dei brevetti di vecchie molecole, all’introduzione dei farmaci biosimilari e all’appropriatezza delle cure, parole dall’utilizzo del farmaco giusto per il paziente giusto“.
Nel 2014 si sono registrati in Italia 365.500 nuovi casi di tumore, circa 1.000 al giorno, di cui 196.100 (54 per cento) negli uomini e 169.400 (46 per cento) nelle donne. Alla fine degli anni Settanta solo poco più del 30 per cento dei pazienti sconfiggeva la malattia. Negli anni Novanta tale percentuale è arrivata al 47 per cento e oggi si aggira intorno al 60 per cento (57 per cento uomini e 63 per cento donne). In quarant’anni le guarigioni sono dunque raddoppiate. Ma nel 2015 sono ormai circa 3 milioni (3.036.741) gli italiani con alle spalle una diagnosi di cancro (il 4,9 per cento della popolazione complessiva), il 17 per cento in più rispetto al 2010.
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