5 miliardi di persone in tutto il mondo sono escluse dall’accesso alla chirurgia che spesso potrebbe salvare la vita o prevenire le disabilità. Ad attestarlo è uno studio pubblicato sulla rivista medica britannica The Lancet e condotta dal professore John Meara e dalla dottoressa Sarah Greenberg dell’Harvard medical school di Boston. Ciò significa che i due terzi della popolazione mondiale non possono richiedere interventi chirurgici o anestetici sicuri ed economicamente convenienti quando ne hanno bisogno. Si tratta soprattutto di poveri ed emarginati che si trovano ad affrontare ostacoli impossibili.
Questo studio fa parte di un programma sulla chirurgia globale e il cambiamento sociale che si è servito di 25 esperti di chirurgia e anestesia e ha raccolto i contributi di 110 paesi del mondo. Secondo gli esperti l’importanza della chirurgia per la salute della popolazione mondiale è stata fin’ora sottovalutata. Uno degli autori principali della commissione, il dottor Lars Hagander della Lund University in Svezia, ha fatto sapere che il problema è particolarmente acuto nei paesi dal basso e medio reddito dell’Africa sub-sahariana orientale, occidentale e centrale, e del Sud e Sud-Est asiatico.
Hagander ha fatto sapere che troppe persone stanno morendo per delle malattie comuni chirurgicamente trattabili, come appendicite e fratture ossee. Lo studio ha rilevato che le malattie che hanno portato al decesso di 16,9 milioni di morti nel 2010 avrebbero potuto essere trattate con un intervento chirurgico. Quel numero di decessi rappresentava poco meno di un terzo (32,9%) di tutte le morti quell’anno e superavano di gran lunga i decessi per Hiv, tubercolosi e malaria messi insieme. Il gruppo di esperti dello studio prevede un investimento globale di 420 miliardi dollaro entro il 2030, un importo che la commissione ritiene che possa aiutare a raggiungere livelli accettabili di accesso alla chirurgia in quei paesi che hanno la peggiore disponibilità.
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