Il fritto è uno degli alimenti banditi dalla tavola degli sportivi: si pensa che non solo sia difficile da digerire, ma che appesantisca anche il fegato. Durante lo sport, però, aumentano le tossine e se fegato e reni lavorano male, la prestazione alla fine ne risente. Per far funzionare meglio il fegato è quindi necessario che con l’alimentazione si lavori sull’aspetto funzionale, in modo da avere effetti importanti sulle performance. Lo ha spiegato Antonio Sbardella, nutrizionista ed esperto di bioterapia nutrizionale, in un’intervista rilasciata ad Adnkronos Salute.
Così si scopre che, fra gli insospettabili ‘alleati’ degli sportivi, c’è “il fritto, ma anche il pesce, la cicoria, i finocchi e i carciofi”. “Purché naturalmente – evidenzia l’esperto – la frittura sia a regola d’arte e fatta con olio extra-vergine d’oliva: in questo modo dà lo sprint all’attività epatica. Il lavoro del fegato è fondamentale per liberare l’organismo dall’eccesso di tossine legate all’allenamento: il corpo umano è come una macchina, e se accelera come accade durante un’attività fisica intensa, produce scorie, di cui possiamo liberarci grazie appunto al fegato e ai reni. Ma questi vanno aiutati con alimenti diuretici prima e dopo la prestazione“.
Secondo Sbardella non bisogna pensare di dover mangiare cose strane: il pesce è diuretico, così come molte verdure, dai finocchi alla cicoria. La nutrizione sportiva tradizionale, fatta per categorie di alimenti e calorie, non sarebbe, infatti, il punto di arrivo per programmare una dieta a misura di atleta, ma solo l’inizio.
La bioterapia nutrizionale “va oltre, lavorando sul piano funzionale sui vari organi coinvolti nello sport, fegato, reni, tiroide. Infatti – precisa Sbardella – l’attività della tiroide deve accelerare, se lo sportivo deve perdere peso, ma può anche essere rallentata per accumulare massa muscolare”. Tutti questi interventi possono essere attuati con un’alimentazione controllata.
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