“La notte è più bello, si vive meglio” così cantava Jovanotti qualche anno fa quando parlava della gente della notte. Un vero e proprio esercito di persone che per esigenze di lavoro, motivi personali o semplicemente per abitudine, sta sveglio fino a tardi mentre gli altri dormono. E’ il nostro corpo che ci ricorda però quando è ora di spegnere la luce. Al centro del cervello esiste una zona, l’ipotalamo, che riceve informazioni dalla retina su quando è giorno e quando è sera, innescando così un meccanismo che segue in ciascuno di noi un ritmo particolare.
Negli ultimi anni alcuni studi scientifici europei hanno identificato 4 caratteristiche cognitive e comportamentali associabili ai soggetti che rimangono svegli dopo la mezzanotte. In primo luogo è stato riscontrato che chi fa le ore piccole dimostra un’intelligenza superiore, ma produce di meno. Per confermare questa tesi è stato condotto un sondaggio su 1000 ragazzi di Madrid a cui è stato sottoposto un test basato su una sequenza di lettere, che mira ad individuare il ragionamento induttivo ed identificare il livello dell’intelligenza generale. I risultati dimostrano che i giovani nottambuli hanno ottenuto un punteggio più elevato rispetto ai mattinieri, ma la loro produttività scolastica è più bassa probabilmente a causa della sveglia.
La seconda caratteristica è relativa alla capacità di mantenere elevato il livello di attenzione e di gestire maggiormente la pressione del sonno rispetto a chi ha riposato un numero maggiore di ore. Tutto ciò è collegato a due aree cerebrali: il locus coeruleus e il nucleo soprachiasmatico, la prima produce noradrenalina e la seconda è parte dell’ipotolamo. In terzo luogo i cosiddetti “gufi” non riescono a mantenere una resistenza sportiva uniforme per tutto il giorno. Ad esempio, in sport come il nuoto o il ciclismo il loro picco di rendimento è raggiunto intorno alle sei del pomeriggio. Infine, il quarto e ultimo aspetto di questo stile di vita, riguarda l’inevitabile uso di alcol, tabacco, caffè e droghe che tende a sviluppare ansia e depressione alterando l’equilibrio emotivo.
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