A causa della crisi, è aumentato il numero di persone che sceglie trattamenti di bellezza low-cost. E il low-cost sempre più spesso significa rivolgersi ai negozianti cinesi, che applicano prezzi al di sotto della media. I loro negozi sono aperti spesso fino a tarda notte, non ci sono giorni di riposo e neanche chiusure festive. Nonostante questo, i prezzi sono davvero concorrenziali, tanto che la loro clientela aumenta di giorno in giorno.
Il rischio però è che a fronte di prezzi low-cost, anche il servizio e quindi i materiali siano low-cost: creme, smalti, unguenti e tinture per capelli, spesso non presentano quei requisiti minimi necessari per non danneggiare irrimediabilmente la salute di pelle e capelli. Anche gli attrezzi non adeguatamente sterilizzati possono col tempo diventare un problema per la nostra salute.
La Cgia di Mestre ha censito in Italia circa 3.500 imprese tra parrucchieri ed estetisti cinesi, segnalando un incremento significativo del 34% tra il 2012 e il 2013, segno che la domanda aumenta sempre di più. Davanti a questo boom in Italia di parrucchieri ed estetisti cinesi, vi è anche un aumento delle persone che si rivolgono ai dermatologi e agli specialisti lamentando irritazioni o altre patologie come infiammazioni, ciocche che si spezzano o la caduta importante dei capelli.
Ma i rischi, tuttavia, non riguardano solo i capelli. Oltre ai prodotti e agli attrezzi utilizzati per la cura e la piega delle nostre chiome, bisogna anche prestare attenzione ai prodotti utilizzati per la manicure, in particolare la cosiddetta “manicure etnica”, che porta le nostre mani a sfoggiare unghie decorate in modo variegato. I rischi possono essere infezioni delle cuticole delle unghie, dovuta ad una scarsa igiene, o indebolimento delle stesse unghie a causa di smalti e solventi di scarsa qualità. Il consiglio quindi è quello di non scegliere estetisti e parrucchieri solo in base al prezzo, ma di assicurarsi anche che i prodotti e gli strumenti utilizzati non danneggino la pelle, le unghie ed i nostri capelli.
