La ricerca per la cura del diabete corre veloce. L’ultima news arriva dal Mit, il Massachusetts Institute of Technology di Boston che ha realizzato l’insulina “smart”, – nome corretto Ins-PBA-F – ovvero un’insulina che rimane in circolo nel paziente per diverse ore e che entra in attività solo quando il livello di glucosio sale. Il team di ricerca si dice più che soddisfatto dei risultati ottenuti sui topi: la molecola infatti è rimasta in circolo nelle cavie per più di dieci ore.
Questa sua lunga permanenza nel sangue è data dal fatto che all’insulina “classica” è stato aggiunto un altro pezzo di una molecola idrofobica, che le consente di rimanere a galla nel sangue. Quando il livello di glucosio aumenta, questo agisce come una sorta di “grilletto” che la spara via e le permette di entrare in funzione.
E’ ancora presto per confermarne la piena efficacia, ma se tutti gli esperimenti avranno esito positivo, ben presto si potrà parlare di una vera e propria rivoluzione nel campo della cura del diabete. L’insulina smart è efficace non solo perché permane più a lungo, ma anche perché agisce in maniera più rapida rispetto a quella tradizionale. Se entrasse in uso nelle cure mediche, consentirebbe al paziente diabetico una vita molto più serena, senza il controllo costante dei livelli glicemici e i pericoli legati ai picchi. Un trattamento che andrà a vantaggio soprattutto dei pazienti con diabete di tipo 1, quelli con pancreas non più capace di produrre da solo insulina, ma interesserà anche parte dei pazienti con il tipo 2.
Solo in Italia, i malati di diabete sono circa 4 milioni, molti dei quali hanno bisogno di un’operazione al pancreas. “Il forte tasso di crescita del diabete è dovuto a molti fattori – spiega Enzo Bonora, presidente della Società Italiana di Diabetologia – tra cui l’obesità, l’invecchiamento della popolazione e anche la presenza in crescita costante di cittadini di Paesi Terzi, predisposti geneticamente al diabete”.
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