Chi ne è affetto deve controllarsi in continuazione. Parliamo dell’epatite C, un’infezione virale che attacca il fegato e che si contrae attraverso il sangue e liquidi biologici. La pratica del tatuaggio, del piercing e di trattamenti medici ed estetici, hanno aumentato la diffusione della patologia. La trasmissione sessuale, invece, risulta essere più rara, salvo in caso di rapporti non protetti e che comportano la lacerazione delle mucose
Una volta insediatosi, il virus distrugge l’organo. Il pericolo più grande è il suo essere subdolo, perché non si manifesta in maniera evidente, tanto che moltissime persone infette non sanno di esserlo. L’infiammazione a cui da vita può essere latente per 10-20 anni e portare fino alla cirrosi epatica e al tumore. Effetti dell’epatite C sono anche una frequente stanchezza e una scarsa concentrazione, ma di certo sarebbe sbagliato reputarli come dei segnali della malattia.
Da qui l’importanza di portare alla luce il sommerso, come ha ribadito il British Medical Journal, che ha lanciato una discussione sull’opportunità di ricorrere o meno a uno screening diffuso. In questo modo verrebbero alla luce tanti malati inconsapevoli, che potrebbero così adottare stili di vita più adeguati. Inoltre, la ricerca scientifica in fatto di soluzioni sta facendo grandi progressi. L’epatite C infatti non viene più considerata una malattia incurabile. Trattamenti come il sofosbuvir e il simeprevir, si sono rivelati efficaci contro tutte le forme di epatite, dalle lievi a quelle avanzati. Purtroppo non curano la cirrosi, cioè il fegato rimane danneggiato.
Da qui importanza di iniziare le terapie antivirali il prima possibile che, spesso però, hanno costi altissimi. Si pensi, ad esempio che negli Stati Uniti il test diagnostico è offerto a tutti i nati tra il 1945 e il 1965. In Italia invece prevale l’immobilismo, come sostiene Ivan Gardini, presidente di EpaC, l’associazione dei pazienti con epatite e malattie del fegato: “In passato ci è stato detto – spiega il medico – che il censimento dei pazienti sarebbe stato inutile non essendoci farmaci per la cura, oggi però i farmaci ci sono ma il Piano nazionale epatiti è ancora fermo nel cassetto del ministro”.
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