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Scrivere tweet cattivi può aumentare il rischio di infarto

Un colpo al cuore con un tweet. Potrebbe essere non solo un modo dire, ma la verifica di uno studio scientifico. Almeno è quanto sostengono i ricercatori dell’Università di Pennsylvania che, nell’articolo “Psychological Language on Twitter Predicts County-Level Heart Disease Mortality”, pubblicato sulla rivista “Psycological Science”, evidenziano i rischi di un attacco di cuore per coloro che sono soliti scrivere tweet negativi.

Insomma, l’uso arrabbiato di Twitter potrebbe aumentare i rischi di infarto. La ricerca si è basata su una serie di messaggi pubblicati tra il 2009 e il 2010 da una comunità tenuta sotto osservazione dagli studiosi. Ebbene, nelle persone che hanno usato più spesso la parola “odio” e, più in generale, imprecazioni, è stato riscontrato un più alto tasso di mortalità per malattie cardiache. Al contrario, tramite un’analisi comparativa, coloro che hanno fatto più uso di termini emotivamente positivi, hanno rivelato valori di rischio più bassi.

Margaret Kern, docente universitaria dell’università di Melbourne e collaboratrice del progetto ha spiegato che “è risaputo come gli stati psicologici abbiano una ricaduta sulle malattie coronariche, si pensi a depressione e a ostilità, ma le emozioni negative innescano anche comportamenti sociali dannosi come il bere, il mangiare poco, o l’isolarsi, dinamiche che aumentano i rischi di infarto”. Con miliardi di utenti che scrivono ogni giorno le proprie esperienze quotidiane, pensieri e sentimenti, il mondo dei social media rappresenta una nuova frontiera per la ricerca psicologica.

Twitter, in particolare, secondo gli scienziati statunitensi, offre uno strumento in epidemiologia e di conseguenza aiuta a misurare l’efficacia degli inteventi della sanità pubblica, proprio perché offre una panoramica eccellente sullo stato mentale di una comunità. Questa non è la prima volta che Twitter offre un contributo alla ricerca scientifica. Nel 2013 infatti gli informatici della Johns Hopkins University svilupparono un metodo per lo screening dei cinguettii, finalizzato a fornire dati in tempo reale sui casi di influenza.

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