Non c’è pace per la sigaretta elettronica. Dopo un periodo di relativa calma, un nuovo gruppo di studiosi torna all’attacco. Questa volta si tratta di un team di ricercatori della Portland State University dell’Oregon che ritengono la versione elettronica della sigaretta più cancerogena di quella tradizionale. Ciò dipenderebbe dal fatto che, i vapori contenenti nicotina sprigionati dall’apparecchio, andrebbero a creare formaldeide, una sostanza cinque volte più cancerogena del tabacco.
Quello pubblicato non è uno studio scientifico ma una lettera uscita nell’ultimo numero della rivista scientifica New England Journal of Medicine, nella quale gli studiosi americani spiegano come sono arrivati al risultato: hanno usato un macchinario che ha inalato il vapore delle e-cig a bassa e alta tensione. Nel primo caso, il liquido che si è creato nel serbatoio non ha prodotto formaldeide, nel secondo sì. Inoltre il quantitativo prodotto si è rivelato di gran lunga superiore a quello generato dalla combustione di una sigaretta normale, ovvero tre millilitri di liquido vaporizzato riscaldato fanno assorbire quattordici milligrammi di formaldeide.
In base a questi numeri, secondo gli scienziati dell’università di Portland, un fumatore di e-cig si troverebbe esposto ogni giorno a un rischio da cinque a quindici volte maggiore di sviluppare un cancro. Non condivide queste ricerche però il professore Riccardo Polosa, direttore scientifico della LIAF, Lega Italiana Anti Fumo e considerato l’autore più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata sulla sigaretta elettronica. “Lo studio si basa sulla valutazione di soggetti che svapano in condizioni non realistiche – spiega il professore – in condizioni normali invece, ossia a bassi voltaggi non viene prodotta alcuna formaldeide, mentre vengono misurati livelli importanti di questa sostanza in condizioni di uso altamente improbabili e non assolutamente realistiche (cioè ad alti voltaggi)“. Insomma, il dibattito rimane aperto.
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