La povertà sta aumentando in Italia e un’intera fascia della popolazione non può più acquistare i farmaci necessari alla propria salute. Lo dice il rapporto “Donare per curare” realizzato dall’Osservatorio sulla donazione dei farmaci del “Banco farmaceutico onlus” in collaborazione con Acli-Associazione cristiane lavoratori italiani, Caritas, Ufficio per la pastorale della salute della Cei e Unitalsi-Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e Santuari internazionali.
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“Se le persone indigenti non si rivolgono al servizio sanitario, dobbiamo essere noi a portare loro i farmaci per curarsi, non quelli di scarto o che stanno per scadere o che avanzano, ma quelli necessari, anche di uso ospedaliero, come per esempio un antibiotico per via endovenosa“, dice Luca Pani, direttore generale di Aifa. I farmaci vengono raccolti dal Banco farmaceutico e dalle associazioni ad esso collegate; la maggioranza di farmaci richiesti servono per l’apparato respiratorio, per l’apparato gastrointestinale e il metabolismo, per problemi cardiocircolatori.
Nei primi sei mesi dell’anno sono già stati raccolti 915 mila farmaci, dato vicino a quello del 2013, che serviranno per aiutare una popolazione di indigenti composta dal 60,2% di immigrati e il 39,8% di italiani. “La maggioranza dei pazienti si rivolge agli Enti spontaneamente, il che indica la percezione dello stato di malattia. Un numero inferiore di assistiti viene inviato dai Servizi sociali, da un Pronto soccorso o da un medico curante“, ha dichiarato Giancarlo Rovati, professore ordinario di sociologia generale all’Università Cattolica di Milano.
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