Cataratta: laser di ultima generazione per dire addio agli occhiali

Ogni anno, in Italia, vengono eseguite circa 550 mila operazioni alla cataratta, con complicazioni quasi nulle: infatti, solo il 3% degli interventi presenta problemi. In realtà, per evitare anche i minimi fastidi che questa operazione può portare, si potrebbe applicare la nuova tecnologia laser, e i nuovi modelli di cristallini, che permettono di eliminare l’uso degli occhiali dopo l’intervento. Fino a qui tutto bene, se non fosse che i costi di queste nuove tecniche operatorie sono troppo elevati e il Sistema sanitario nazionale non li rimborsa.

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Sia chiaro da subito: la qualità delle cure per la cataratta offerta negli ospedali italiani è ottima. Certo, come in tutti i campi medici, anche nella cura degli occhi la tecnologia può offrire grandi vantaggi, a fronte (almeno per ora) di grandi costi. Per questo stiamo cercando varie soluzioni“, dichiara Pasquale Troiano, oftalmologo del Policlinico di Milano e presidente dell’associazione Per Vedere Fatti Vedere. Solo l’1% degli ospedali italiani offre tecnologie avanzate di intervento per la cataratta, il restante si affida alle tecniche tradizionali. Il laser di ultima generazione si chiama femtolaser e funziona in femtosecondi, cioè in un miliardesimo di secondo; questa tecnica permette di correggere anche presbiopia e astigmastimo e consente di operare con meno rischi di traumi oculari.

Ad oggi però sono solamente due i centri pubblici che hanno adottato questo laser:la Clinica Oftalmologia del Policlinico universitario di Chieti e Pescara e l’ospedale di Cantù. Il resto è appannaggio di oculisti privati, che richiedono circa 4 mila euro per l’intervento. Quello che auspicano i pazienti e la Soi (Società oftalmologica italiana), è che si possa arrivare ad una compartecipazione nelle spese, dividendole a tra Servizio sanitario e paziente. In questo modo, chi si sottopone all’intervento, pagherebbe solo il nuovo cristallino, con un risparmio di più di 3000 euro sull’intero costo dell’operazione.

 

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