Il Ministero della salute ha diffuso alcune linee guida riguardanti la contraccezione durante l’allattamento, utilizzata per evitare gravidanze ravvicinate. Infatti, anche in assenza di ciclo mestruale, esiste la possibilità di rimanere incinta e bisogna adottare metodi di contraccezione adeguati che non danneggino il bambino che si sta allattando. Il metodo più sicuro è il profilattico, che può essere utilizzato da subito senza nessuna controindicazione; attenzione invece alla pillola anticoncezionale, al cerotto e all’anello: gli estrogeni contenuti nella loro formulazione possono diminuire la quantità di latte materno soprattutto nei primi sei mesi.
IN FORMA DOPO IL PARTO: CI VOGLIONO ALMENO 19 MESI
La pillola anticoncezionale andrebbe scelta tra quelle contenenti unicamente progestenico, che non influisce sul latte materno e non ha un effetto trombotico. Il Ministero suggerisce però di aspettare sempre almeno 6 settimane prima di iniziare ad utilizzarla. Se la neomamma non allatta i rischi si riducono e si può utilizzare la pillola già tre settimane dopo il parto, facendo però attenzione al rischio di trombosi, associato anche all’obesità e al parto cesareo.
Divieto assoluto per la spirale in rame e il diaframma vaginale: per usarli bisogna attendere che l’utero torni a dimensioni normali e aspettare circa 6 settimane dal parto; sempre 6 settimane di attesa per usare l’impianto sottocutaneo, etonogestrel, che non ha effetti negativi sul latte o sul bambino ma può comunque creare fastidi per via degli ormoni rilasciati. Un uso corretto dei metodi contraccettivi evita spiacevoli conseguenze ed è quindi consigliabile rivolgersi sempre al proprio medico, e soprattutto non cadere nell’errore di pensare che subito dopo il parto non si possa rimanere incinta. Nel caso di un rapporto sessuale non protetto si può pensare all’uso della pillola del giorno dopo, ma solo dopo almeno tre settimane dal parto e sotto stretto controllo medico.