Quanti dopo aver bevuto il latte o aver mangiato latticini di vario genere accusano gonfiore e dolore di stomaco? Potrebbe trattarsi di intolleranza al lattosio. Quest’ultima – particolarmente frequente negli ultimi anni soprattutto tra gli adulti – si verifica quando c’è carenza dell’enzima lattasi, quello cioè che divide il lattosio in glucosio e galattosio. Se questo non avviene in modo corretto, il latte e i suoi derivati risultano difficili da digerire e la molecola del lattosio rimane nell’intestino provocando disturbi di varia entità.
Come capire che si tratta proprio di intolleranza al lattosio? I sintomi più comuni sono gonfiore, tensione del retto addominale, dolore, senso di oppressione, flatulenza, meteorismo, nausea e diarrea. Solitamente questi disturbi compaiono da mezz’ora fino a 2 ore dopo l’assunzione del lattosio. La prima cosa che si consiglia di fare è quella di eliminare per qualche giorno tutti i cibi contenenti la molecola (non si tratta solo di latte e formaggi, ma anche di alcuni affettati – come il prosciutto cotto – e di qualche tipo di carne) per vedere se i disturbi scompaiono.
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Per scoprire con certezza se si ha questa intolleranza, però, è bene fare un test specifico che possa verificarlo: il cosiddetto Breath test all’idrogeno. Si tratta di un esame non invasivo che riesce ad evidenziare se uno zucchero non viene assorbito dall’intestino ma fermenta provocando appunto la cattiva digestione e i conseguenti sintomi. Il test si svolge in 2-3 ore e costa tra i 100 e 150 euro. Dopo aver rilevato l’intolleranza lo specialista potrà intervenire con un’alimentazione ad hoc – priva di lattosio ovviamente – per far scomparire tutti i disturbi.
L’intolleranza al lattosio non va assolutamente confusa con l’allergia al latte e derivati che invece può provocare orticaria, sfoghi cutanei, naso congestionato, asma, tosse e difficoltà respiratorie. Questo tipo di intolleranza può presentarsi fin dalla nascita, per la mancanza dell’enzima lattasi, può comparire con la crescita (in particolar modo in età prescolare-scolare), ma non è da escludere neanche la possibile manifestazione in età adulta. A volte nel corso della vita può diminuire fino a scomparire.
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