La selfite è la moda del momento, quella che sta contagiando tutti, giovani e adulti, amici e sconosciuti, vip e gente comune e persino Papa Francesco e il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ma la mania di scattarsi foto in qualunque momento della giornata preoccupa pediatri e psicologi. In occasione dell’XI corso interdisciplinare di aggiornamento in Adolescentologia di Genova, sono stati la dottoressa Teresa De Toni, pediatra dell’Università di Genova, e Federico Bianchi, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (Ido), a lanciare l’allarme.
“La selfite è una vera e propria patologia legata al mancato riconoscimento del proprio corpo – ha detto De Toni – ed è stata addirittura inserita nel dizionario di Oxford“. Negli adolescenti, alla scoperta della propria identità, la mania di immortalarsi per oltre 10 ore al giorno alla ricerca dello scatto più bello da postare sui social, non aiuta a essere davvero sé stessi. “Sono ragazzi che non riescono ad essere quello che vogliono – ha sottolineato la pediatra – d’altro canto noi medici non riusciamo sempre a stare al passo con i veloci cambiamenti che avvengono in età adolescenziale“.
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Proprio da qui è nata l’esigenza di organizzare un corso per pediatri, psicologi, ginecologi e tutti i medici per ragionare a fondo sui selfie e sulle altre mode in voga tra i giovani e per riflettere sulle loro conseguenze. Nello scattarsi una foto non c’è nulla di male, ma se questo diventa una dipendenza allora non è da sottovalutare. Alcuni mesi fa era stato Paolo Antonio Giovannelli, direttore dell’Esc Team, un gruppo specialistico nato a Milano per studiare casi di web dipendenza a spiegare che cambiare l’immagine del proprio profilo Facebook per più di 50 volte in un mese non è un atteggiamento normale, ma evidenzia una situazione preoccupante.
Cosa si può dunque fare, dunque, per evitare che anche il piacere di fotografarsi diventi patologia? Secondo lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Federico Bianchi solo una è la strada da seguire: quella di realizzare attività di informazione rivolte ai giovani “per ottenere risultati veri e immediati, evitando soluzioni fittizie“.
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