Il caffè è da sempre una delle bevande più discusse dagli studiosi: fa bene, fa male? Diverse ricerche hanno dimostrato che il suo consumo, nelle giuste dosi e senza esagerare, è un toccasana per la salute, aiuta a ridurre il diabete e allontana le malattie cardiovascolari. La caffeina inoltre, secondo una recente analisi, è determinante nelle prestazioni sportive. Ma la bevanda eccitante è stata anche additata come causa di disturbi gastrointestinali, tachicardia, pressione alta e questo ha convinto molte persone ad eliminarlo per sempre dalla propria dieta. Dai ricercatori di Singapore arriva però un nuovo punto a favore del caffè: il suo consumo mette al riparo dalla cirrosi epatica.
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Lo studio è stato portato avanti dagli scienziati della Duke-NUS graduate school Singapore e della National university of Singapore, i quali hanno dimostrato che bere due o più tazzine di caffè quotidianamente riduce il rischio di morte per cirrosi del 65 per cento. “Il nostro studio ha esaminato gli effetti del consumo di caffè, di alcol, di tè nero, tè verde, e di bevande analcoliche sul rischio di mortalità da cirrosi“, ha spiegato il principale autore della ricerca Woon-Puay Koh, della National University of Singapore.
La sperimentazione è stata eseguita su un campione di 63.275 volontari cinesi di età compresa tra i 45 e i 74 anni, tutti abitanti a Singapore. I pazienti sono stati interrogati sui propri stili di vita, sulle abitudini alimentari e sulla loro storia medica generale; sono stati intervistati dal 1993 al 1998 e seguiti per circa 15 anni. Dalla ricerca è emerso che bere 20 grammi di alcol al giorno aumenta il rischio di mortalità per cirrosi, mentre assumere caffè ne riduce drasticamente il pericolo, soprattutto quando questa malattia è provocata da epatite non virale.
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Mai prima d’ora era stato studiato l’effetto della caffeina sulla patologia che compromette il fegato: “Questa scoperta – ha concluso Koh – mette la parola fine ai risultati apparentemente contrastanti sugli effetti del caffè emersi in studi occidentali e asiatici“. Gli scienziati continueranno a studiare per capire se i risultati dello studio possano essere stati influenzati anche da altri fattori.
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