Noia, stanchezza, fame: perché quando si vede una persona sbadigliare è impossibile resistere al contagio? Da cosa dipende l’effetto virale? Diverse ricerche hanno cercato più volte di trovare una risposta, ipotizzando che si trattasse di un fenomeno empatico, ma a quanto pare l’empatia non c’entra. Un nuovo studio del Duke Center for Human Genome Variation (Regno Unito), pubblicato sulla rivista Plos One, ha messo in discussione quel poco che si conosceva sulla natura dello sbadiglio contagioso.
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Il fenomeno non dipende dall’empatia, né dalla stanchezza, né dai livelli di energia come tutti pensano, ma dall’età: secondo gli studiosi inglesi con l’aumentare degli anni si sbadiglia di meno e si è meno soggetti al contagio. “La mancanza di associazione tra sbadiglio contagioso ed empatia rilevata dal nostro studio – ha spiegato Elizabeth Cirulli, una delle autrici della ricerca del Duke Center for Human Genoma Variation – suggerisce che lo sbadiglio non sia semplicemente un prodotto della capacità individuale di entrare in sintonia con il prossimo ma ci sia dell’altro“.
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Gli studiosi hanno inoltre distinto lo sbadiglio contagioso, fenomeno ben documentato che si verifica solo negli esseri umani e negli scimpanzé in risposta al vedere o al sentire qualcuno sbadigliare, dallo sbadiglio spontaneo che a differenza del precedente si verifica quando ci si annoia o si è particolarmente stanchi. Quest’ultimo si manifesta per la prima volta già nel grembo materno, mentre quello contagioso dall’infanzia in poi.
La ricerca britannica è tra gli studi più completi svolti finora sul tema dello sbadiglio contagioso e stravolge completamente tutte le ricerche precedenti: ancora le cause del riflesso incondizionato non sono del tutto chiare, ma ciò che è certo e che l’età è un fattore determinante. Sul perché più si diventa grandi e più diminuisce il contagio da sbadiglio gli scienziati continueranno a studiare per cercare di svelare al più presto il mistero di questo strano effetto virale.
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