Il fumo di terzo mano è pericoloso almeno quanto quello diretto, ovvero di prima mano: il monito è conseguente a una ricerca pubblicata su PLoS One e mira a mettere in guardia chi ha il vizio del tabacco. Perché questo vizio, oltre a danneggiare i fumatori stessi, è pericoloso per chi sta al loro fianco. E, come sempre, i soggetti maggiormente a rischio sono i bambini. Secondo un altro studio, infatti, i figli di coppie in cui almeno uno dei due fuma si assentano da scuola per una percentuale superiore di circa il 40 per cento rispetto ai bambini i cui genitori non fumano. Perché più spesso si sentono poco bene.
Le microscopiche particelle residue del fumo di sigaretta si depositano sugli oggetti presenti nei luoghi chiusi e possono essere estremamente dannose per alcuni organi fra cui i polmoni e il fegato; i ricercatori della California University, inoltre, sottolineano che il fumo di terza mano è causa di iperattività e di ritardi nella rimarginazione delle ferite. “Abbiamo studiato sui topi – spiega la biologa cellulare Manuela Martins-Green, che ha coordinato la ricerca – gli effetti del fumo di terza mano su diversi sistemi di organi in condizioni che simulavano l’esposizione al fumo di terza mano negli esseri umani ed abbiamo trovato che si cagiona un danno significativo a fegato e polmoni. Inoltre, le ferite di questi topi ci hanno messo molto più tempo per guarire. Infine, i topi esposti mostravano sintomi di iperattività”.
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Livelli di grassi molto alti nel fegato che possono portare a cancro e cirrosi ed eccessiva produzione di collagene e citochine nei polmoni, sintomi dell’asma: questi i riscontri clinici registrati sulle cavie e dovuti alle sostanze chimiche presenti nelle sigarette che, una volta sprigionate nel fumo e depositate su mobili, divani, tende e pareti, in breve tempo si trasformano diventando addirittura più tossiche rispetto a quelle inalate direttamente. Gli studiosi invitano tutti i papà e tutte le mamme a smettere di fumare in casa per il bene dei propri figli. Il massimo, ovviamente, sarebbe abbandonare la “bionda” una volta per tutte.
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