Bere caffè fa bene, ma troppo fa male: consumarne oltre quattro tazze al giorno aumenterebbe del cinquantasei per cento il rischio di morte precoce. In realtà ne bastano anche solo tre per aiutare la memoria: lo sostiene uno studio condotto da Michael Yassa della Johns Hopkins University di Baltimora (Maryland) e pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience. Secondo quanto riporta l’Huffington Post, la ricerca ha interessato quarantaquattro volontari, non consumatori abituali di caffè.
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A queste persone è stato chiesto di commentare alcune immagini sullo schermo di un pc e poco dopo – solo ad alcuni di loro – è stata data una pillola da duecento mg di caffeina – una tazza normale ne contiene centocinquanta – e placebo. Il giorno dopo i ragazzi sono stati sottoposti allo stesso test e sono stati in grado di distinguere perfettamente le foto già viste il giorno prima e quelle inedite. Sembra che il punteggio raggiunto dai volontari che avevano assunto caffeina sia stato del dieci per cento più alto rispetto agli altri.
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In realtà non tutti la pensano così, visto che alcuni studi sostengono che la caffeina sia associata all’aumento dell’età e all’Alzheimer: “Il nostro studio sostiene che c’è un vero beneficio in termine di apprendimento e memoria – ha dichiarato Yassa al Guardian – In moderate quantità può averne effetti benefici per la salute”. I risultati della sua ricerca sono stati criticati da scienziati come Jon Simons dell’Università di Cambridge (Inghilterra): secondo lui bisogna osservare gli effetti della caffeina su più persone e non solo su quarantotto soggetti. Una delle teorie proposte da Yassa è l’incremento nel cervello di un ormone dello stress che aiuta la memoria a durare a lungo, la noradrenalina. Funzionerà davvero?
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