Il the verde è da sempre noto per le sue numerose proprietà: antiossidante naturale, aiuta a ritardare l’invecchiamento delle cellule, a migliorare la memoria, a contrastare i radicali liberi. E’ considerato un toccasana per la dieta, riduce l‘assorbimento dei grassi in eccesso, bilancia il livello degli zuccheri, contribuisce a regolare i livelli di colesterolo nel sangue e comporterebbe effetti benefici nella prevenzione di tumori.
Ma è un toccasana per tutti? La risposta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Pharmacology & Therapeutics, che dimostra che il consumo della bevanda potrebbe ridurre l’efficacia di alcuni farmaci antipertensivi e antiallergici, poiché alcune sostanze chimiche presenti nel the impedirebbero l’assorbimento delle medicine da parte dell’intestino. Una cattiva notizia per gli amanti del the che soffrono di pressione alta.
I ricercatori della Fukushima Medical University hanno condotto l’esperimento su un campione di 10 volontari di età compresa tra i 20 e i 30 anni in perfetta forma fisica. I soggetti coinvolti nella ricerca, ai quali sono state somministrate delle dosi di nadololo, uno dei più utilizzati betabloccanti, hanno bevuto due tazze di the verde al giorno per un periodo di due settimane ed evitato l’assunzione della bevanda nelle successive due.
L’equipe giapponese ha dimostrato con studi di laboratorio che il consumo dell’infuso antiossidante riduceva di tre quarti la quantità di nadololo nel sangue, causando nei pazienti una minor riduzione dei livelli di pressione sanguigna. A partire da questa interazione sarà necessario estendere la ricerca ad un campione più ampio di popolazione, di diverse fasce d’età, per verificare gli eventuali effetti di altri prodotti e di altri betabloccanti in diverse tipologie di pazienti che soffrono di differenti patologie o che godono di buona salute, sottolinea il Dott. Shingen Misaka.