Per le donne che vengono colpite dal tumore al seno, oltre alla completa guarigione, il pensiero più assillante diventa come ritornare ad avere un corpo armonioso e cancellare ogni traccia di questo brutto ricordo. In molti casi, però, dopo aver vissuto questa dolorosa esperienza, il pensiero di dover ritornare sotto i ferri è particolarmente angosciante: eppure esistono moltissime tecniche di ricostruzione del seno poco invasive. Ricorre oggi, il 16 ottobre, il Bra Day (Breast Reconstruction awareness Day), la giornata mondiale di informazione sulla ricostruzione mammaria per informare le donne che vengono colpite dal tumore al seno sulle nuove tecniche di chirurgia ricostruttiva.
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“Spesso le donne non sono a conoscenza della qualità estetica delle ricostruzioni e, soprattutto, dopo l’asportazione di un tumore non vogliono sottorsi a un nuovo intervento”, ha spiegato Michele Pascone, professore di chirurgia plastica all’Università di Bari e presidente dell’ultimo congresso nazionale (Bari, 25-28 settembre) della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica. “Alle tecniche classiche, che vedono l’utilizzo di protesi e di lembi di tessuto della paziente, sempre di più si affianca il grasso, una soluzione mini-invasiva che consente di ‘riempire i buchi’ lasciati dall’intervento oncologico e di migliorare la qualità della pelle, soprattutto dopo la radioterapia”.
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La tecnica che viene impiegata in questi casi è quella del lipofilling: il grasso viene prelevato con una mini-aspirazione dalle sedi in cui è naturalmente presente (come ad esempio addome e fianchi) e trasferito con aghi nel seno da ricostruire, per ripristinare in modo naturale i volumi del seno. Le incisioni sono minime (4 mm nelle sedi in cui si aspira il grasso) e la convalescenza praticamente non esiste. “La pelle e le cicatrici migliorano grazie ai fattori di crescita e alle cellule staminali presenti nel grasso. Sono loro ad attivare quel processo di rigenerazione a cui guardano con interesse tutte le specialità mediche”.
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Oltre a “riempire i buchi” che si sono creati a causa dell’intervento oncologico, “l’innesto adiposo è prezioso nell’attivare, proprio grazie all’azione delle cellule staminali, un processo rigenerativo che dà anche risultati molto positivi sull’aspetto delle cicatrici”. Al momento, però, la completa ricostruzione del seno con questa tecnica è una prospettiva futuribile. “È il sogno di tutti i chirurghi, ma è ancora un sogno”.
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