La disinformazione potrebbe costare cara ai giovani italiani: solo il 7% degli adolescenti sa che il preservativo serve a proteggersi dalle malattie che si trasmettono sessualmente, mentre la maggior parte (il 90%) lo utilizzerebbe semplicemente per evitare una gravidanza indesiderata. Sono questi i risultati dell’indagine presentata nell’ambito del progetto educativo Pianeta Uomo, promosso dalla Società italiana di urologia (Siu).
Solo un adolescente su tre utilizza sempre il preservativo per i rapporti sessuali, mentre il 27% non ne ha mai comprato uno. Il risultato? Un 18enne su tre soffre di malattie andrologiche, da individuare e risolvere tempestivamente, pena la propria sessualità futura. «I dati di questa ricerca fanno emergere la necessità di una campagna informativa di educazione sessuale e relazionale, perchè i ragazzi non hanno un punto di riferimento per i loro dubbi in materia di sesso: da quando finisce l’assistenza pediatrica, attorno ai 14 anni, fino al momento in cui si ha una vita di coppia stabile e si mettono in cantiere dei figli, la vita sessuale dell’uomo entra in un grande ‘buco nero’ dove impera il fai da te, non ci si rivolge quasi mai a un medico e si cercano informazioni sono dagli amici o sul web. Il web purtroppo è una pessima ‘scuola’ perchè ognuno può trovarci tutto e il contrario di tutto, perfino le pillole contro la disfunzione erettile da scegliere nel più completo fai da te per un ‘aiutino’ a cui ricorrono anche e soprattutto i giovanissimi», ha spiegato Vincenzo Mirone, segretario generale della Siu.
Secondo lo studio appena pubblicato sull’archivio italiano di urologia e andrologia, che per la prima volta analizza a fondo la salute sessuale dei diciottenni dopo l’abolizione della visita di leva nel 2005, a incidere sulla sessualità e sulla fertilità futura dei giovani sono anche stili di vita sbagliati: l’80% degli under 18 beve troppo e il 40% abusa di droghe. La ricerca, inoltre, rivela che sono in tanti gli adolescenti che soffrono di piccoli disturbi che, se trascurati, potrebbero avere conseguenze ben più gravi: il 18% soffre di varicocele – la dilatazione delle vene dei testicoli che provoca un aumento della temperatura locale – il 4% è affetto da criptorchidismo, cioè ha i testicoli che non sono adeguatamente scesi nello scroto, mentre più del 3% ha il frenulo corto.
«La maggioranza delle patologie che abbiamo rilevato sono problemi minori, che non danno ripercussioni nel lungo periodo se vengono affrontate tempestivamente durante l’infanzia o la prima giovinezza. Si tratta peraltro di problemi semplicissimi da diagnosticare. Nella maggior parte dei casi è sufficiente una visita di pochi minuti. Purtroppo con l’abolizione della visita di leva è venuto meno un momento di screening fondamentale, proprio all’ingresso nella vita adulta, che in passato è servito a molti per risolvere disturbi che adesso restano non diagnosticati perchè per i maschi l’andrologo è totalmente sconosciuto e quasi nessuno ci va: 15 anni fa solo il 3 % dei giovani sapeva dell’esistenza di uno specialista di riferimento per la sessualità maschile, oggi siamo ancora attorno a un misero 10-15%», ha aggiunto Nicola Mondaini dell’Unità di urologia dell’ospedale S. Maria Annunziata di Firenze, responsabile dello studio.
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