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Categories: Salute

Perdere peso fa male all’umore: la ricerca sui disturbi alimentari

Più peso si perde grazie a una dieta severa, maggiori sono gli sforzi messi in atto per evitare di riprenderlo: un circolo vizioso di fattori biologici e comportamentali che mette d’accordo dietisti e ricercatori. Ma per il dottor Michael Lowe, professore di psicologia presso la Drexel University e autore di diversi studi sull’argomento, è necessario prendere in considerazione la presenza di alcuni disturbi alimentari invece di ricondurre questo meccanismo a un semplice problema emozionale.

“L’obiettivo della ricerca sui disturbi alimentari è focalizzato soprattutto su pensieri, credenze, emozioni e personalità dei pazienti “, ha detto Lowe . “E mentre queste influenze mentali sono senza dubbio parte del problema , storicamente c’è stata pochissima attenzione su come il loro peso corporeo attuali e passate contribuisca al loro disturbo alimentare”.

Gli studi di Lowe dimostrano che, per gli ex obesi che attualmente sono comunque sovrappeso, c’è un rischio molto elevato di continuare a soffrire di disturbi alimentari. L’ultimo degli studi di Lowe è stato appena pubblicato sul “Journal of Abnormal Psychology”, la principale rivista sulle ricerche che riguardano i disturbi alimentari. I risultati, spiega Lowe, dimostrano che i ricercatori e i medici devono iniziare a prendere in considerazione come il peso corporeo passato e attuale di una persona influenzi i disturbi alimentari. “Questo cambia radicalmente il presupposto secondo il quale il problema è soprattutto psicologico o emotivo”, ha aggiunto.

La ricerca, portata avanti dalla dottoranda Laura A. Berner, si è basata su dati raccolti presso il Centro Renfrew per i disturbi alimentari di Philadelphia, dove Lowe fa il consulente. I ricercatori hanno scoperto che i sintomi dei disturbi alimentari, così come il grado di miglioramento nel corso del trattamento, dipendevano da quanto peso avevano perso inizialmente i pazienti anoressici, dal loro peso attuale e dall’interazione tra i due: una misura denominata “peso soppressione“. I pazienti con un valore di “peso soppressione” più alto hanno avuto sintomi più gravi di anoressia rispetto agli altri.

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