“Ecco qui, lo sapevo… Ragazzi, pensate positivo! Sempre!!”, con questo tweet Barbara D’Urso pubblica sul suo profilo ufficiale un articolo che fa incuriosire, riguardante i neuroni e le lamentele. Come sono collegati questi due fattori? L’imprenditore Trevor Blake ha scritto nel suo libro Tre semplici passi: una mappa per il successo nel lavoro e nella vita di alcuni neuroscienziati che sostengono che rimanere esposti alle continue lamentele di parenti, amici, colleghi e chi più ne ha più ne metta ci rende più stupidi. Com’è possibile? E’ un discorso di neuroni e di ippocampo, l’area cerebrale coinvolta nella soluzione dei problemi: se siamo impegnati ad ascoltare fiumi di parole e piagnistei, siano essi provenienti da persone in carne ed ossa o dalla televisione, il nostro cervello comincia a perdere colpi e noi non siamo più in grado di pensare con lucidità alle cose di cui ci stiamo occupando.
Anche solo 30 minuti al giorno sono fatali. Male, molto male visto che tutti i giorni abbiamo a che fare con persone che passano il tempo a lamentarsi, a frignare senza ritegno come se tutti i mali del mondo gravassero sulle loro spalle. C’è chi pensa che tutti ce l’abbiano con loro, chi si lamenta anche dei piccoli problemi come la calza smagliata o la fotocopiatrice che non funziona, ma anche chi si lamenta di tutto e di tutti a prescindere. E noi lì ad ascoltarli e a far male al cervello.
Cosa fare allora per difendersi e salvare i nostri poveri neuroni? Scappare! Bisogna allontanarsi in fretta da chi trova tutto negativo oppure c’è chi suggerisce di estraniarsi immaginando intorno a sé una bolla trasparente ed insonorizzata, ma quanto può durare? Cinque minuti? Probabilmente anche una sonora e sincera imprecazione potrebbe risolvere il problema, ma guai a farlo perché passereste proprio dall’altra parte della barricata. Allora cosa fare? Meglio armarsi di santa pazienza o, a mali estremi, estremi rimedi, comprare dei bei tappi per le orecchie.
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