Papa Francesco è solidale con i genitori del piccolo Charlie Gard e alcune strutture cattoliche si sono offerte di accoglierlo. Ma non finisce qui: mentre alla famiglia è stato concesso più tempo, spunta la storia di un bambino con la stessa malattia arrivato a compiere 9 anni.
Concesso più tempo
La spina che tiene in vita Charlie Gard doveva essere staccata venerdì 30 giugno. Poi la decisione è stata quella di concedere più tempo ai suoi genitori, distrutti e soprattutto contrari alla decisione. Il fine settimana è passato così: la coppia si è stretta ancora di più intorno al proprio bambino, affetto da sindrome da deperimento mitocondriale, mentre il mondo ha seguito la vicenda col fiato sospeso.
L’appello del Papa
Il Papa è stato certamente uno spettatore d’eccezione. Dopo essersi riferito a lui in un tweet (“Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo”), il Santo Padre ha parlato apertamente di Charlie per invitare a rispettare il desiderio dei genitori del bambino di 10 mesi. A loro ha rivolto le sue preghiere, auspicando che “non si trascuri il loro desiderio di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo”. La Chiesa, come prevedibile, si è schierata dalla parte di questa piccola sfortunata creatura. Non lo ha fatto solo a parole, però: don Carmine Arice, Direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e membro della Pontificia, ha fatto sapere che “le strutture cattoliche, come il Gemelli o il Bambin Gesù, o altre strutture simili, sarebbero ben disposte ad accogliere questo fanciullo per potergli dare vita“. E ha poi aggiunto: “Perché devono essere dei luoghi nei quali la vita, quando è così fragile, non possa essere altrettanto curata e custodita?”.
Mele, un bambino con la stessa malattia di Charlie
Al tempo stesso, è spuntata una storia destinata a far riflettere. Il suo protagonista è Emanuele Campostrini, un bambino di Massarosa (Lucca) affetto da deplezione del dna mitocondriale. Questa malattia è molto simile a quella di Charlie visto che, volendo semplificare, cambia solamente il tipo di gene malato. La mamma di Emanuele, detto “Mele”, ha espresso su Facebook tutta la propria solidarietà verso la famiglia di Charlie e si tiene in contatto con la zia del piccolo. Suo figlio non doveva arrivare a un anno ma oggi ne ha 9, va a scuola in ambulanza (un’infermiera lo accompagna) e si nutre con un sondino. È sordo, non parla, si esprime attraverso un puntatore ottico ma respira da solo. Poco dopo la nascita ai genitori era stato chiesto di decidere se interrompere le cure oppure no: loro hanno preferito accompagnarlo alla vita, per quanto complessa e in salita, e si augurano che alla famiglia di Charlie possa essere concessa la stessa opportunità.
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