Muore dopo 29 anni di coma: la famiglia non ha mai voluto staccare la spina

Un fortissimo calo di potassio l’aveva fatta cadere in un coma profondo. La famiglia non ha mai voluto staccare la spina ma ora la donna è morta dopo 29 anni di sonno incessante.

La storia di Angela Calise Moroni è l’esempio di quanto possa dividere il tema del testamento biologico. Mentre alcuni malati preferiscono lasciarsi andare alla morte, altri non si rassegnano e si rifiutano di staccare la spina anche di fronte all’ineluttabilità della propria situazione. Certo, nel caso della signora Anna sono stati i suoi familiari a decidere per lei: nonostante i 29 anni di coma, loro si sono sempre rifiutati di staccare la spina.

Tutto era cominciato nel 1988: la donna era stata colta da un improvviso calo di potassio, il quale le aveva causato un malore fortissimo. I tentativi di rianimazione del marito Nazzareno e la corsa presso l’ospedale di Chieti non erano serviti a niente: Anna era finita in coma. La speranza era ovviamente quella di un suo pronto risveglio, tuttavia erano cominciate a passare le settimane, poi i mesi e infine gli anni. Per Anna non si verificava alcun cambiamento: veniva alimentata da un sondino ma la famiglia comunque non aveva alcuna intenzione di staccare la spina. Piuttosto, la decisione è stata quella di portarla in casa.

Muore dopo 29 anni di coma: la famiglia non ha mai voluto staccare la spina

Nell’arco di 29 anni è stato Nazzareno ad occuparsi di lei, insieme alle figlie Clara, Benedetta, Stefania, Noemi ed Elisabetta (che al momento della tragedia aveva solo 14 mesi). L’idea dell’uomo, diacono e catechista, era semplice: “È il Signore a decidere quando è arrivato il momento”. Secondo l’intera famiglia, Anna è stata una mamma coraggiosa e sempre presente. In effetti non mancano foto della donna insieme ai suoi familiari nelle occasioni più importanti: compleanni, comunioni, matrimoni. Quando la vita di questa signora si è spenta, all’età di 64 anni, i funerali svoltisi ad Avezzano (L’Aquila) hanno visto la partecipazione di molti concittadini. Una scelta guidata da un forte credo religioso – condiviso anche dalla diretta interessata – che mostra l’altra faccia della medaglia rispetto alla storia di dj Fabo e Piergiorgio Welby. Di fondo, probabilmente, l’unico concetto che mette tutti d’accordo: ognuno deve poter scegliere per sé.

Photo credits Facebook

Impostazioni privacy