Licenziato dopo trapianto di rene: “Troppe pause”. Ma l’azienda nega

Anziché ricevere la comprensione del proprio posto di lavoro, un uomo che aveva subìto un trapianto di reni è stato licenziato perché necessitava di troppe pause. L’azienda nega tutto e dà un’altra versione dei fatti.

Acceso scontro tra i sindacati della Fim-Cisl Area metropolitana bolognese e l’azienda Metalcastello Spa di Castel di Casio, nei pressi di Bologna. Tutto è partito dal licenziamento di un dipendente con gravi problemi di salute, il quale non a caso aveva ricevuto in precedenza un trapianto di rene. Questo rendeva necessarie “ripetute pause fisiologiche durante l’orario di lavoro”, come specificato dal sindacato, e l’azienda lo ha penalizzato proprio per questo. Ma sono state davvero le eccessive “pause fisiologiche” a motivare il licenziamento?

L’azienda ovviamente non ci sta e ha risposto alle accuse con veemenza. A quanto pare la lettera di licenziamento è partita per cause ben diverse, legate ad un atteggiamento scorretto e reiterato del dipendente. “Si tratta delle prescrizioni sul divieto di fumo in aree ad alto rischio e più in generale sulle norme di sicurezza. Non c’è alcuna correlazione con i problemi di salute del lavoratore […], si tratta del rischio di un incendio gravemente colposo”, fa sapere l’azienda. Quest’ultima non ha nessuna intenzione di assistere ad una strumentalizzazione della vicenda né di veder ledere l’immagine della Metalcastello Spa.

Licenziato dopo trapianto di rene: "Troppe pause". Ma l'azienda nega

Il racconto del sindacato, tuttavia, appare ben diverso. Le parole dell’avvocato mandato dalla Fim-Cisl per seguire l’intera vicenda ha affermato che all’azienda era già stata notificata la situazione fisica del dipendente e di conseguenza anche le sue necessità particolari. Egli però, anziché ricevere supporto e comprensione, sarebbe andato incontro a numerose contestazioni fino appunto al licenziamento. Ecco perché l’atto viene giudicato inaccettabile e si chiede all’azienda di tornare sui propri passi.

Ma il dubbio ovviamente resta pendente: si tratta davvero di un caso di violazione di un diritto costituzionale come quello della tutela alla salute? O piuttosto di una falsa accusa volta a coprire un comportamento poco rispettoso delle regole? Se la solidarietà umana non può che andare al dipendente debilitato dal trapianto di rene, certamente da un punto di vista legale occorrerà scavare più a fondo.

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