Birra artigianale proposta dalle grandi industrie (come Carlsberg e Moretti), ma lo è davvero?

Le multinazionali della birra hanno cominciato a proporre dei prodotti artigianali (oltre a quelli vegani) accanto ai loro ‘grandi classici’, intendendo con questo termine una birra lavorata diversamente e con un numero di luppoli variabile che corrisponde ad una qualità e un’intensità crescenti. Ciò che potrebbe sfuggire al consumatore è il fatto che le multinazionali della birra difficilmente riescono ad avvicinarsi alla qualità e alle caratteristiche dei veri prodotti artigianali, che hanno modalità di preparazione decisamente differenti oltre ad altri tipi di ingredienti.

In effetti non esiste molta chiarezza in merito a questo argomento e i consumatori fanno fatica ad orientarsi. Per fare un po’ di chiarezza si potrebbe cominciare con una definizione più accurata di birra artigianale. Prima di tutto occorre dire che la birra artigianale non è pastorizzata, è prodotta senza conservanti e la sua qualità dipende fondamentalmente dalla bravura del birraio. Ognuno infatti opta per delle scelte personali che creano quindi gusti estremamente diversi da prodotto a prodotto.

In campo industriale le dinamiche sono assai diverse. Non che sia impossibile gustare elle buone birre, ma i gusti tendono ad assomigliarsi l’uno con l’altro in quanto le multinazionali hanno l’obiettivo di livellare il proprio prodotto alle aspettative dei consumatori. In altre parole, le multinazionali vogliono vendere ad una fetta di mercato che sia la più vasta possibile e non hanno lo scopo di innovare o far provare una birra ‘diversa dal solito’ o che ‘rompa gli schemi’. Quella birra infatti potrebbe non piacere e rivelarsi un vero fiasco commerciale. Carlsberg/Poretti e Moretti hanno lanciato versioni artigianali (rispettivamente la 3-4-5-6-7 Luppoli e le ricette regionali come quella alla friulana o alla siciliana) ma non bisogna aspettarsi né gusti così innovativi né tanto meno una vera artigianalità. Per quello ci sono già i birrifici locali: ad ognuno il proprio compito, senza confusione per il consumatore.

Foto: Twitter

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