Cannabis a uso medico in Italia: quando entrerà in vigore il decreto e in cosa consiste

Se ne parla da diversi anni, ma qualcosa si sta muovendo davvero adesso e l’Italia sta per entrare a tutti gli effetti nella lista dei Paesi produttori di cannabis per uso medico, che già comprende Canada, Regno Unito, Olanda, Danimarca e Israele, ovvero i primi Stati censiti dall’International Narcotics Control Board. Pronto dunque un nuovo schema di decreto del ministero della Salute, che individua nel dicastero stesso le funzioni di Organismo statale per la cannabis. In realtà la legge regionale che detta le modalità di erogazione per finalità terapeutiche dei medicinali cannabinoidi esiste dal 7 febbraio 2013, ma è ancora inapplicata.

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Non si tratta ovviamente di dar il via libera agli spinelli, ma di un provvedimento votato all’unanimità durante la giunta Tondo, che autorizzi la prescrizione di cannabis per le malattie su cui esista letteratura scientifica che testimoni l’utilità dell’assunzione: sclerosi multipla e laterale amiotrofica, sindrome di Tourette, Parkinson, fibromialgia, glaucoma, tumori e hiv. Questa legge non ha mai originato un regolamento esecutivo, manifestando le stesse difficoltà d’applicazione denunciate in tutto il Paese dalle associazioni dei malati. Con il nuovo decreto, previsto a dicembre, entro il 2017 dovrebbe partire a tutti gli effetti la coltivazione e produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis, che sarà effettuata nello Stabilimento Chimico farmaceutico Militare di Firenze, dove è già iniziata la fase sperimentale con i primi due raccolti, secondo l’accordo di collaborazione tra i ministeri della Salute e della Difesa del 18 settembre 2014 poi allargato al ministero delle Politiche agricole.

La produzione nazionale sarà fissata a 100 chilogrammi di infiorescenze di cannabis l’anno e per quanto riguarda la sostanza attiva costerà 5,93 euro al grammo (senza iva), mentre la tariffa della cannabis (ovvero a quanto sarà venduta al pubblico) è ancora da stabilire. Le farmacie acquisteranno la sostanza attiva e la dispenseranno come preparato galenico al paziente dietro presentazione di ricetta medica, che sarà da rinnovare volta per volta. Chi ritira il preparato dovrà farsi consegnare una copia della ricetta timbrata e firmata dal farmacista, unica prova che il farmaco sia legale. Il decreto stabilisce anche le modalità di assunzione: per bocca con una tisana oppure per inalazione con uno specifico vaporizzatore.

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Oltre a mettere in guardia sul rischio di dipendenza, sarà introdotto il divieto di guidare e di svolgere “lavori che richiedano allerta amentale e coordinazione fisica” per almeno 24 ore dall’ultima somministrazione. La Società Italiana Ricerca Cannabis (SIRCA) e l’Associazione Cannabis Terapeutica (ACT) hanno espresso alcuni dubbi sulla scarsa quantità della produzione nazionale annua e sull’esclusione delle preparazioni galeniche definite “oli o soluzioni oleose”, più immediati e più semplici da usare per i pazienti.

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