Celiachia: arriva la pillola per trasgredire senza conseguenze

Quella dei celiaci è una vita di privazioni alimentari, si sa. Per quanto la situazione sia migliorata nel corso degli ultimi anni, grazie all’aumento di prodotti gluten free disponibili sul mercato, i sacrifici restano. E diventano più pesanti quando ci si trova in compagnia, per esempio a un pranzo o una cena fra amici. Da un lato bisogna rifiutare diversi cibi, dall’altro vederli fa male al cuore e dall’altro ancora nascono dei sensi di colpa dalla paura di risultare una presenza “fastidiosa”. Perché chi organizza, a sua volta, tema di mettere in tavola qualcosa di proibito e/o sbagliato. Un discorso a parte, inoltre, andrebbe fatto per i ristoranti e i vari locali pubblici. Però ecco, a breve potrebbe cominciare una rivoluzione in piena regola. Sì, perché dopo dieci lunghissimi anni di studi, il ricercatore Hoon Sunwoo, docente di Scienze farmaceutiche presso l’Università canadese di Alberta, ha messo a punto una pillola speciale.

Una pillola che attualmente è in fase avanzata di sperimentazione e che presto potrebbe essere commercializzata. O, almeno, di questo è convinto Sunwoo. Intendiamoci, però: non è una medicina per curare la celiachia, per guarire, bensì un farmaco che permetterebbe di consumare occasionalmente (e si sottolinei “occasionalmente”) glutine senza che l’intestino venga danneggiato e senza che insorgano i fastidiosi sintomi. La pillola utilizza gli anticorpi contenuti nel tuorlo dell’uovo per ricoprire il glutine, in modo che possa attraversare l’organismo senza causare problemi.

Il celiaco dovrebbe prenderla cinque minuti prima del pasto “pericoloso” per per ottenere così una protezione di circa due ore dagli effetti del glutine. I test clinici per la sicurezza sono stati già effettuati, le analisi di efficacia partiranno il prossimo anno. “Non si tratta di una soluzione per trattare o curare la malattia celiaca”, ribadisce Sunwoo, sottolineando anche che la dieta senza glutine resta l’unica strada da percorrere per stare bene. “Si tratta, però – aggiunge – di migliorare la qualità della vita e facilitare la socializzazione“.

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