Paola Consiglio, Pronto ostetrica Roma: “Su Facebook le risposte ai dubbi delle donne”

La donna domanda, Pronto ostetrica risponde e a ritmi di social. Si potrebbe descrivere così, in una definizione secca, il progetto della dottoressa Paola Consiglio, giovane ostetrica e fondatrice, appunto, della pagina Facebook “Pronto ostetrica Roma“. Un’iniziativa nata con l’obiettivo di informare le donne dall’adolescenza alla menopausa, attraverso un canale fruibile a tutti. Un luogo online dove fare domande, togliersi dubbi e ricevere dritte e news su corsi, attività per mamme, future mamme e altro ancora.

La volontà di Paola Consiglio, dopo la laurea, è stata proprio quella di passare un’informazione ad ampio raggio, in grado di arrivare alle donne, proprio a tutte, di trasmettere l’importanza della figura dell’ostetrica e di sfatare il mito che questo professionista sanitario operi solo in sala parto, con un mezzo immediato, accessibile con un semplice like.

Dottoressa, Pronto ostetrica Roma dalla nascita ad oggi ha riscontrato un buon successo e molte donne la seguono. Cosa trovano, secondo lei, nella sua pagina Facebook?
Ci tengo a sottolineare che il post o il commento su Pronto ostetrica Roma non possono e non devono assolutamente sostituire una consulenza in consultorio o a studio; ma credo che la mia pagina Facebook trasmetta un’informazione sana e risponda in tempi veloci alle domande e alle perplessità che ogni donna ha.

Qual è l’importanza dell’ostetrica durante la gravidanza? Può essere determinante anche per la serenità e la tranquillità della gestante?
L’ostetrica deve fornire alla donna un’assistenza a 360 gradi che si basa non solo sul soddisfacimento del bisogno fisico, ma soprattutto – e sottolineo soprattutto – sulla cura della psico-emotività della gestante. La donna in dolce attesa non ha una malattia, se la gravidanza è spontanea tutto procede naturalmente nel migliore dei modi, ma ha piuttosto bisogno di essere rassicurata e accompagnata in questo momento così importante.

Il ruolo dell’ostetrica quando inizia e quando finisce?
L’idea che in Italia si ha di questa professionista sanitaria in realtà è errata. L’ostetrica può accompagnare la donna dalla prima mestruazione alla menopausa e in particolare (ma non esclusivamente) nella fase del travaglio, del parto, del puerperio e dell’allattamento.

Tra i dubbi più comuni nel terzo trimestre della gravidanza c’è quello del “quando devo andare in ospedale?“. Le gestanti come fanno a capirlo?
Una donna incinta che ha una gravidanza nella norma ed a termine, ovvero oltre la 37esima settimana di età gestazionale, può decidere di trasferirsi nella struttura dove ha deciso di partorire quando presenta una sintomatologia caratterizzata in linea di massima da: contrazioni avvertite prima come fastidiose che diventano poi dolorose, ravvicinate l’una all’altra e prolungate; dolore nella regione lombo-sacrale che con il passare del tempo interessa a cintura anche l’addome, perdita copiosa di liquido amniotico in particolar modo se il colore del liquido presenta tracce di meconio quindi non è limpido ma verdastro, perdite ematiche più importanti rispetto alla normale perdita del tappo mucoso che la partoriente perde durante il travaglio di parto.

E come si fa a riconoscere una contrazione?
La contrazione uterina è caratterizzata da un andamento dell’intensità del dolore che raggiunge un acme (un picco di dolore massimo) dopodiché diminuisce fino a scomparire.

E la rottura del sacco?
La rottura del sacco amniotico, o delle acque, come si usa dire più comunemente, non avviene in tutte le gestanti. Se però si rompe è il caso di andare subito in ospedale o in clinica.

Può succedere che il travaglio non parta?
Sì. In questo caso il parto va indotto, ma dopo il superamento della 41esima settimana; solo in casi particolari il ginecologo può decidere di procedere all’induzione prima.

Ospedale o clinica privata: è questo un altro dilemma delle donne incinte. Lei cosa consiglia?
La donna che sceglie di partorire in clinica generalmente lo fa perché in essa vi operano l’ostetrica ed il ginecologo di sua fiducia pertanto si tende, se è possibile, ad accordare le preferenze della donna stessa. D’altra parte, come dimostrano i dati statistici, il tasso dei tagli cesarei vede un aumento significativo proprio nelle cliniche private. In ospedale la donna può sentirsi al sicuro semmai dovesse presentarsi una emergenza sia di natura ostetrica-ginecologica, sia neonatale; ma può non essere l’ambiente ideale per facilitare il bisogno di riposo, di intimità ed il bonding mamma-bimbo. Insomma, possono esserci pro e contro sia negli ospedali che nelle cliniche, ma molto spesso la scelta delle gestanti è determinata da altro: si seguono ginecologo e ostetrica nelle strutture in cui lavorano.

Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più l’epidurale, molte donne scelgono di farla per sentire meno dolore nel travaglio, qual è il suo punto di vista rispetto a questa analgesia?
Non si può dire: “Epidurale sì. Epidurale no“. Dipende da caso a caso. Certamente è importante informare ogni donna su benefici e controindicazioni dell’epidurale, ma senza essere estremisti.

E quali possono essere le controindicazioni dell’epidurale?
Nella donna che sceglie l’analgesia epidurale sarà necessario monitorare il battito cardiaco fetale attraverso il monitoraggio cardiotocografico, questo significa che nella maggior parte dei casi la donna rimane a letto riducendo così la libertà di movimento e di posizione. In più, durante il periodo espulsivo, ossia quando la gestante sente il premito, la partecipazione della donna, della muscolatura uterina potrebbe essere meno attiva, rispetto a quella di colei che l’epidurale non l’ha fatta. Ma non è la regola.

Post-parto e ritorno a casa sono altri due momenti delicatissimi che la donna è chiamata a vivere con il bebè e il papà: consigli per affrontarli al meglio?
Innanzitutto si può fare affidamento sull’ostetrica fino a un anno del bambino, ma la cosa più importante è la fiducia in se stesse. Tutte le donne sono in grado di fare la mamma. È molto importante l’intimità, il vivere questo momento con il nucleo famigliare stretto, soprattutto per le primipare (le donne che diventano madri per la prima volta). La mamma deve a poco a poco entrare nei ritmi del piccolo, allattarlo a richiesta e, se ha problemi con l’allattamento, rivolgersi all’ostetrica che la accompagnerà passo dopo passo fino ad un anno di vita del proprio bambino.

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