Ansia e fobie: scoperta l’origine nel nostro cervello

L’ansia è uno fra i peggiori nemici degli essere umani. E lo stesso dicasi per le paure di sorta. A farci i conti sono circa 40 milioni di persone nel mondo. Ma adesso la strada per combatterle appare più vicina. Perché un gruppo di ricercatori del Cold Spring Harbor Laboratory ha individuato l’origine delle fobie e di tutti gli stati emotivi che “bloccano” le persone nei momenti di maggiore difficoltà e tensione: è una specie di interruttore situato al centro del cervello e in grado di attivare e/o spegnere i suddetti stati. Gli esperti hanno studiato tale meccanismo tramite i topi e pubblicato i risultati su Nature, fornendo così nuovi lumi sui processi alla base dei disturbi d’ansia. Trovata l’origine, diventa più facile individuare una soluzione.

Secondo gli studiosi, la paura è codificata all’interno dei circuiti neuronali poiché “viene memorizzata – spiega Bo Lì, il coordinatore – in una specifica regione del cervello, l’amigdala centrale e attivata da una molecola già conosciuta, il Bdnf (Brain-derived neurotrophic factor)“. La prima a soffermarsi su questi fattori neurotrofici e su questa molecola è stata la “nostra” Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina. Adesso arrivano conferme e nuovi elementi; si è potuto osservare, infatti, che l’amigdala è governata da un gruppo di neuroni che formano il nucleo paraventricolare del talamo (pvt), una regione del cervello molto sensibile alle sollecitazioni che agisce come un sensore sia alla tensione fisica sia a quella psicologica. Le due aree sono collegate fra loro proprio attraverso il Bdnf, che è anche capace di svolgere un ruolo fondamentale nella nascita di nuovi neuroni e nuove connessioni tra questi.

L’obiettivo dei ricercatori, adesso, consiste nell’intervenire per via farmacologica sulla molecola e sul suo comportamento, arrivando così a trattare le ansie e le fobie. Dalle più diffuse, come quella per gli aerei, alle più nascoste e profonde e rare. “Abbiamo stabilito – concludono gli esperti – che il Bdnf è un messaggero chimico che permette al Ptv di esercitare il controllo sull’amigdala. Quindi il prossimo obiettivo è sviluppare un trattamento ‘ad hoc’ per i disturbi d’ansia“.

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