Senso dell’orientamento e cervello: uno studio trova il collegamento

C’è chi ha senso dell’orientamento e chi no, chi ricorda a fatica la strada di casa e chi non si perde mai, neanche in una città sconosciuta. Ora i ricercatori dell‘University college di Londra hanno pubblicato uno studio su Current biology, in cui spiegano qual è la parte del cervello che sovraintende a questa capacità di orientarsi.

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Lo studio è stato effettuato su sedici tassisti londinesi, a cui è stato chiesto di muoversi all’interno di una zona simulata su di un pc. La ricerca ha permesso di scoprire perché alcuni si perdono ed altri no. Il senso dell’orientamento è regolato da un’area del cervello denominata regione entorinale, che trasmette le informazioni adeguate e indica quale strada prendere rispetto ad un’altra. “Durante il test abbiamo osservato quali aree del cervello erano attive quando i volontari prendevano in considerazione diverse direzioni. A sorpresa abbiamo constatato che la potenza e la consistenza dei segnali cerebrali della regione entorinale influenzavano notevolmente le prestazioni delle persone. Ora bisogna approfondire cosa succede quando ci si muove in un ambiente complesso“, ha spiegato Hugo Spiers, coordinatore dello studio.

Questa ricerca potrebbe essere molto utile per spiegare perché i malati di Alzheimer si perdono spesso e fin dall’inizio della malattia, e potrebbe servire a cercare nuove cure. “Nel campo delle neuroscienze sono stati fatti progressi enormi rispetto alla comprensione di come ci muoviamo nello spazio e, con questa ricerca, si va ulteriormente avanti. Il motivo per cui alcuni hanno un maggior senso di orientamento aiuta anche a spiegare cosa non funziona nelle persone con malattie degenerative cerebrali, come la demenza, che spesso hanno difficoltà a orientarsi“, afferma John Isaac, responsabile del settore neuroscienze e salute mentale alla fondazione Wellcome trust.

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