Endometriosi, ancora poca informazione: ma qualcosa inizia a cambiare

La diagnosi di endometriosi arriva in media dopo 7 anni dall’inizio dei sintomi, tardi per iniziare una cura veramente efficace; questo ritardo è dovuto soprattutto alla scarsa informazione sulla malattia, che porta chi ne soffre a sottovalutare i sintomi o a confonderli con quelli di un normale ciclo mestruale. Invece l’endometriosi colpisce più di tre milioni di italiane e può essere talmente invalidante da impedire di avere una normale vita quotidiana.

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Dal 2005 la malattia è stata riconosciuta dal Senato come patologia di interesse sociale, ma ancora poco è stato fatto a livello di informazione. Qualcosa inizia a muoversi solo in alcune regioni, come la Puglia, che ha approvato una legge per tutelare le donne colpite da questa patologia. Sono stati stanziati 50 mila euro per la creazione di campagne informative e la nascita di un Osservatorio regionale con il compito di stilare rapporti e statistiche sulla diffusione della malattia, per cercare di renderla più visibile e attuare campagne di prevenzione. Con la nascita di un vero a proprio registro regionale si potranno invece raccogliere dati clinici e sociali. Verrà anche istituita la giornata per la lotta all’endometriosi, che sarà il 9 marzo.

Una buona pratica che dovrebbe essere seguita da tutte le regioni, per avviare un piano nazionale di informazione e prevenzione. Nel 2012 il Governo ha inserito questa patologia nelle tabelle dell’Inps per le malattie che causano invalidità sociale, ma manca ancora un coordinamento nazionale a tutela delle donne affette da questa patologia. L’endometriosi è una delle principali cause di infertilità femminile ed è uno dei motivi di assenza dal lavoro più diffuso. La terapia si basa, solitamente, su di un approccio multidisciplinare, che comprende operazioni chirurgiche e supporto psicologico.

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