Carenza di iodio e gozzo: ne soffre ancora il 12% degli italiani

Migliorano i dati riguardanti l’assunzione di iodio in Italia, ma il 12% della popolazione soffre ancora per carenza iodica. Questa l’analisi diffusa da l‘Osservatorio nazionale per il monitoraggio della iodoprofilassi in Italia (OSNAMI) che ha evidenziato come siano ancora troppe nel nostro Paese le persone affette da gozzo, patologia strettamente legata alla carenza di iodio, che causa l’ingrossamento della tiroide con conseguenti problemi per il metabolismo.

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Per la ricerca sono state prese in analisi nove regioni e solo tre di queste (Sicilia, Liguria e Toscana) hanno mostrato dati confortanti circa l’assunzione di iodio, mentre le altre 6 sono ancora al di sotto di 100 g/L, valore indicato dalla World health organization come indicativo per determinare una carenza di iodio. Quali sono le conseguenze di questa carenza? Il gozzo causa ipertiroidismo o ipotiroidismo e può avere conseguenze gravi soprattutto durante la gravidanza e in età pediatrica; infatti gli ormoni tiroidei sono fondamentali durante la fase di sviluppo e aiutano la formazione del sistema nervoso centrale, che inizia già durante la gravidanza.

Estreme conseguenze possono essere l’aborto e deficit cognitivi del bimbo. “La ricerca costituisce il punto di partenza di una costante attività di sorveglianza che consentirà di valutare nel corso degli anni il successo del programma di iodoprofilassi, sia in termini di efficienza che di efficacia. Inoltre, i dati raccolti in questo primo rapporto potranno essere un riferimento importante anche per quegli organismi internazionali deputati al controllo della carenza nutrizionale di iodio a livello mondiale“, ha dichiarato Antonella Olivieri del Dipartimento di biologia cellulare e neuroscienze dell’Istituto superiore di sanità e responsabile della ricerca per conto de l’Osnami.

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