Il vino rosso combatte il cancro: i benefici del resveratrolo

Il resveratrolo – una sostanza chimica presente nel vino rosso che viene spesso pubblicizzata per i suoi benefici anti-invecchiamento – agisce chimicamente sulle cellule: la scoperta dei ricercatori dell’University of Leicester’s Department of Cancer Studies and Molecular Medicine, pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine, suggerisce che il resveratrolo potrebbe avere dei benefici per la salute.

Il resveratrolo si trova nella buccia delle uve rosse, nel cioccolato fondente e in altri alimenti. Alcune ricerche hanno dimostrato che il composto può attivare un percorso chimico più lento nelle cellule legate all’invecchiamento e altri studi lo hanno collegato ai benefici cardiovascolari e a effetti anti-cancro. Tuttavia, le diverse reazioni del composto nelle persone e negli animali hanno dato risultati contrastanti: ad esempio, una ricerca ha dimostrato che il resveratrolo prolunga la durata della vita dei topi grassi, ma non ha alcun beneficio per i magri. Allo stesso modo, uno studio del 2012 di Cell Metabolism ha scoperto che le persone sane che assumono un surplus di resveratrolo non ne guadagnano alcun beneficio.

Uno dei principali problemi è che quando il resveratrolo viene ingerito attraverso gli alimenti, viene convertito molto rapidamente dall’organismo“, ha detto la co-autrice della ricerca Karen Brown. Alcuni scienziati dubitavano che il solfato di resveratrolo, la forma modificata della sostanza, fosse attivo nel corpo: per vedere come l’organismo si comporta con il composto del vino rosso, Brown ed i suoi colleghi hanno nutrito dei topi direttamente con il solfato di resveratrolo, misurando i livelli di resveratrolo puro nel plasma e negli altri tessuti dei topi.

Il team ha scoperto che le cellule di topo contenevano resveratrolo, la forma originale del composto: in pratica, una volta all’interno delle cellule, un enzima rimuove il gruppo solfato dal composto, permettendo alla sostanza chimica originale di essere utilizzata dalle cellule. Questo suggerisce che la sostanza può essere biologicamente attiva, anche se il corpo la converte in forma modificata.

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