Frutta e verdura, basta guardarle per dimagrire

Il cibo sano fa dimagrire, basta guardarlo: è questa la curiosa scoperta presentata della Society for the Study of Ingestive Behavior (SSIB) secondo cui la vista di frutta e verdura può migliorare l’autocontrollo delle persone che, in questo modo, sarebbero meno propense a “sgarrare”. Insomma, oltre al gusto, anche la vista e l’olfatto concorrerebbero a ridurre l’assunzione di cibo.

I ricercatori dell’Università di Leeds hanno chiesto ad alcune donne di annusare una manciata di arance fresche e una tavoletta di cioccolato e di scrivere i ricordi innescati dal profumo dei diversi cibi: in questo modo hanno hanno scoperto che le donne che erano a dieta per perdere peso hanno mangiato il 60% in meno di cioccolato dopo aver annusato le arance fresche. Al contrario, quelle che non erano a dieta ne mangiavano quantità simili indipendentemente dal cibo che avevano annusato in precedenza.

In un secondo studio, alcune persone – suddivise in due gruppi – hanno dovuto osservare brevemente sullo schermo delle immagini di alimenti o di oggetti non collegati al cibo (come ad esempio le apparecchiature per ufficio); al termine dell’esperimento, poi, è stata data loro la possibilità di mangiare una varietà di dolci e snack salati ma coloro che avevano osservato le immagini di cibi sani e naturali ne hanno mangiato quantità minori rispetto a coloro che erano stati esposti alle immagini di prodotti non alimentari.

In un terzo studio i ricercatori hanno dato ai partecipanti una insalata, del pane all’aglio e una pizza come pasto principale: nonostante i primi due alimenti possedessero la stessa quantità di calorie, coloro che erano a dieta hanno preferito l’insalata al pane all’aglio, mentre coloro che non erano a dieta ne mangiavano quantità simili.

“L’aumento della presenza di cibi sani nei luoghi in cui è più probabile che si sgarri – come il frigo, i pensili della cucina e sulla scrivania al lavoro – può aiutare le persone a ricordare di essere a dieta per limitare l’assunzione di cibo”, ha spiegato il dottorando di ricerca Nicola Buckland.

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