Tecnostressati: i malati di hi-tech sono quasi due milioni

Mal di testa, pressione alta, memoria nel pallone, ma anche attacchi di panico, ansia, insonnia e problemi allo stomaco: ecco cosa può accadere ai malati di smartphone, cellulari, tablet e pc. E’ quanto emerge da uno studio condotto da da Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza Onlus. Le categorie più esposte a questi rischi sono maggiormente gli operatori che passano la giornata davanti al piccolo schermo: networker che in genere usano almeno tre dispositivi mobili connessi per lavoro, lavoratori Ict, operatori di call center, ma anche commercialisti, giornalisti, pubblicitari e analisti finanziari. Nel complesso si tratta di 1.849.732 persone ad essere tecnostressate.

“In Italia ci sono 22 milioni di mobile surfer e 7,3 milioni di mobile worker, secondo i dati del Politecnico di Milano e Assinform”, spiega Di Frenna. Qualche soluzione? Un’adeguata formazione per la prevenzione del rischio. Quest’anno, rispetto alla precedente ricerca, entrano nella lista nera i commercialisti, stressati dall’uso eccessivo delle nuove tecnologie: dai software contabili che si aggiornano di continuo, alle scadenze fiscali impellenti che spesso si gestiscono con tablet e smartphone. Situazione non migliore per i pubblicitari: “A me capita spesso di dormire con il tablet e lo smartphone a portata di mano. Se arriva un messaggio, sono pronto a rispondere. E ciò, purtroppo, anche in orari extralavoro. La tecnologia ci segue ovunque, in molti casi favorisce la produttività, ma in altri c’è il rischio di assuefazione. Uno dei rischi principali è l’insonnia. Si dorme poco e con l’ansia di accontentare il cliente”, afferma Mario Modica, direttore generale dell’Associazione italiana Pubblicitari professionisti.

Per ridurre l’impatto del tecnostress nei luoghi di lavoro c’è chi propone di rendere obbligatoria la pausa digitale. L’idea arriva da Orazio Carabini, vicedirettore del settimanale L’Espresso. Ma c’è anche chi consiglia di realizzare corsi di formazione per mettere a conoscenza i lavoratori digitali dei rischi. Nel libro di Di Frenna “Prevenzione tecnostress in azienda e sicurezza sul lavoro”, il tecnostress viene affrontato sotto il profilo scientifico, medico, psicologico e formativo. Un intero capitolo è dedicato alle soluzioni e ai consigli utili. Tra le tecniche di prevenzione troviamo meditazione, yoga, erbe officinali, danzaterapia e sport. Ma anche la bioarchitettura, per imparare a organizzare uffici rilassanti. “Non a caso presentiamo queste ricerche a luglio – conclude Di Frenna – cioè nel periodo in cui si dovrebbe pensare alle ferie. Invece molti si portano il lavoro in vacanza, restando sempre connessi e col tablet e cellulare a portata di mano. In questo modo il cervello non riposa mai“.

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