Neve in arrivo: facciamo movimento con lo sci alpino

Energia, potenza e resistenza. Queste le attitudini necessarie per sciare sia per i neofiti che per gli sciatori amatoriali o agonisti.  Sono davvero molte le declinazioni di questa disciplina sportiva prettamente invernale come lo sci nordico, che comprende il fondo ed il salto, lo sci alpinismo, quello d’orientamento e lo sci alpino del quale ci stiamo interessando.

Lo sci alpino consiste nello scendere a valle usando la pista più adatta alla propria preparazione atletica (e soprattutto al grado di difficoltà che questa presenta considerandone curve, ripidità e ostacoli) per poi, grazie agli impianti di risalita tornare in cima e scivolare giù di nuovo, in discesa libera, facendo lo slalom, gigante o speciale che sia, o in combinata. Per chi lo pratica a livello agonistico, l’ago della bilancia che fa la differenza, sta nel percorrere nel più breve tempo possibile il tratto di pista che va dal cancelletto di partenza alla linea del traguardo.

Questo tipo di attività fisica spesso confinata come “sport da vacanza”, per chi non vive come Heidi sui monti e non ha la possibilità di avere la neve a portata di mano, richiede uno sforzo non indifferente di gambe, glutei, addominali e braccia.

Impegna inoltre molte ore della giornata, anche se poi il tempo effettivo delle discese si racchiude in pochi minuti e comporta un dispendio calorico molto elevato: il trasporto delle attrezzature, camminare e fare le scale con gli scarponi ai piedi, il continuo agganciare e sganciare gli stessi dopo ogni discesa e stare in piedi in cabinovia o facendosi trainare dallo skilift. Inoltre, le basse temperature ci aiutano nella battaglia contro i kili di troppo in quanto l’organismo consuma energia per portare e mantenere il corpo alla condizione termica più adatta.

Su pendii impegnativi che comportano curve a corto raggio, bruschi cambi di direzione, ripidità e quindi una resistenza e una potenza muscolare delle gambe massima, spesso già dopo un minuto, un minuto e mezzo si ha il “fiatone”, con una frequenza cardiaca piuttosto elevata arrivando a bruciare molte calorie. Questo però succede in una manciata di minuti poiché nei tratti di collegamento, con poca pendenza o addirittura quasi piatti il ritmo cardiaco scende e tra le varie soste abbiamo modo di riprendere fiato e riequilibrare il cuore.

Non è proprio uno sport gradito da tutti, un po’ perché il freddo ad alcune di noi non piace affatto, perché comporta un’attrezzatura non di facile trasporto e un abbigliamento che ingoffisce un po’ e perché è davvero faticoso e, se non siamo molto allenate, dopo l’entusiasmo unito al divertimento iniziale, i muscoli iniziano a fare davvero male.

Colpa dell’acido lattico, che il giorno successivo alla sciata non ci permette di replicare la stessa performance, non è detto che siamo tutte pronte ad affrontare le “piste nere” e poi, dopo tutta quella fatica a salire e scendere è davvero difficile rinunciare alla cucina grassa ma estremamente gustosa dei rifugi alpini, dagli spuntini alle ricche cene.

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